I corsi d’acqua
- le aree riparie - i corridoi fluviali costituiscono sistemi ad elevata
complessità
ambientale, territoriale, paesaggistica e legislativa. Sono caratterizzati da
specifici
flussi, da
scambi di materia e di energia, da intense interrelazioni e interconnessioni
che si
articolano e
interagiscono in un contesto pentadimensionale,
1.
longitudinale: dalla sorgente alla foce;
2. trasversale:
alveo fluviale - aree riparie – corridoio fluviale;
3. verticale:
colonna d’acqua – alveo – ambiente interstiziale e freatico - acquiferi
profondi;
4. temporale:
per l’adattamento dei cicli biologici dei biota (che partecipano stabilmente o
parzialmente ai
processi trofico – funzionali) alle variazioni stagionali e morfoidrologiche
degli ambienti
fluviali e per le loro migrazioni, costituendo, per quest’ultimo
aspetto, una
vulnerabile ma capillare e continua rete ecologica;
5. nell’ambito
del sistema territoriale, per l’evoluzione economica, sociale, culturale delle
popolazioni residenti.
In tal senso, i
corridoi fluviali rappresentano aree ad elevata vulnerabilità, per le modalità
dello sviluppo
antropico che hanno determinato, in molte zone, a causa dei contrastanti usi
delle risorse
legate al fiume e al territorio:
. rischio di perdita della biodiversità e
della funzionalità dei processi, da cui dipende la
conservazione
delle risorse e lo sviluppo antropico,
. pericolo di esondazione,
.
perdita
dell’identità culturale – storico – ambientale sintetizzata nel paesaggio
fluviale.
Le piante e gli
organismi, in tutto questo hanno un ruolo chiave. E’ risaputo come la
vegetazione, ritardi la caduta dell’acqua nel suolo (essa cade prima sopra le
foglie, dopodiché cade a terra) e permetta con l’ausilio degli organismi che
vivono nel terreno, (che scavano gallerie), la permeazione della stessa nella terra, alimentando le falde freatiche e diminuendo il carico dei fiumi.
Difatti noi sappiamo che le alluvioni sono assai probabili laddove il
territorio sia privo di piante e ci sia un eccesso di cementificazione. Nel
terreno “nudo” l’acqua, non permea nel suolo, perché essa seleziona la granulometria dello stesso,
creando una stratificazione di particelle, dalla più piccola alla più grande,
dal basso verso l’alto che ne impedisce l’assorbimento, facendolo diventare impermeabile. Questo vuol dire che l'acqua è in grado di percorrere la superficie
del suolo, scivolando sul terreno e per gravità, nonché assetto del territorio,
va ad alimentare il carico dei fiumi. La prova di questa tesi, ormai provata
scientificamente ancora negli anni 70, può essere oggi constatata con una
semplice passeggiata dopo un temporale in un luogo dove la vegetazione sia
ancora presente, o osservare i ristagni d'acqua in quei terreni dove la vegetazione sia assente. Infatti passeggiare nell’erba alta, vuol dire bagnarsi
completamente. Inoltre noi sappiamo che le piante sono soggette all’evapotraspirazione…quindi
tolgono acqua dal suolo e lo rilasciano in atmosfera, completando il ciclo. Un
altro problema è il sedimento portato dall’acqua stessa, che non trovando
barriere come la vegetazione, finisce nel fiume riducendone la portata, e
costringendo gli organi competenti a scavare annualmente i corsi, per
mantenerli efficienti (relativamente…e con dei costi sostenuti). E allora, se è
dagli anni 70 che si sanno queste cose, perché succedono le alluvioni? Le
ragioni sono fondamentalmente tre. Cambiamenti climatici, conseguenza dell’eccessivo
taglio di vegetazione e incremento dei gas serra; gestione del territorio da parte
di persone poco competenti focalizzate sempre sul profitto, costruzione degli abitati nelle zone di esondazioni naturali dei fiumi, quindi in zone a rischio. Alcune figure
professionali come la mia, ovvero il naturalista, non sono nemmeno prese in
considerazione, sebbene invece sarebbero molto importanti. Alla domanda, “che cosa
costa alla popolazione questo sistema di gestione?” Rispondete voi stessi,
visto che vi ho sempre detto che la distruzione degli ecosistemi porta
inevitabilmente ad un aumento dei costi, e viste le vicende accadute
recentemente. Detto questo, cosa c’entra la Permacultura con le cose dette in
precedenza? Ne parlerò nel prossimo post. Nel frattempo come sempre riflettete
su quanto è stato menzionato.
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