Premessa
Questo sito nasce con l’idea di sensibilizzare le persone in campo ambientale e in termini di biodiversità ,facendo altresì della mia passione un lavoro. Da anni cerco di trovare un’alternativa alle normali pratiche agronomiche e di utilizzare la flora spontanea per creare giardini e coltivare la terra affinchè attirino specie animali tanto preziose per l’equilibrio naturale degli ecosistemi. Purtroppo le pratiche agricole e la gestione territoriale, spesso, riducono sempre più le aree naturali ,con la conseguente distruzione degli habitat portando inevitabilmente ad un considerevole calo di biodiversità. Considerando questa situazione mi sono sempre chiesto che cosa potessi fare per rallentare questo processo. Ebbene, cominciai a pensare che ognuno di noi avrebbe potuto fare la sua parte. Come? Trasformando il proprio giardino o il proprio terreno in un area che si avvicinasse sempre più ad un ambiente naturale. Che cosa serve prima di tutto per poter fare questo? Tanta pazienza e passione! Vedete, per distruggere un’area naturale ci vuole un tempo che varia da qualche ora…a qualche mese….ma per ricostruirla, ci vogliono anni, soprattutto nelle zone in cui l’impatto antropico è stato notevole. E i costi? Prima di parlare di costi bisogna chiedersi perché è così importante mantenere la diversità biologica e la salvaguardia degli ecosistemi. E se io non amo la natura perché credo che non sia importante? Be……vediamo….la natura ti da l’ossigeno, ti da il cibo…ti da l’acqua…..lavora i tuoi scarti, ti rilassa…in pratica ti mantiene in vita……Non è sufficiente questo per amarla?
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Vantaggi della permacultura
ABBASSARE ENORMEMENTE I COSTI DI GESTIONE AZIENDALE E AVERE PRODOTTI DI QUALITA'
SALVARE IL PIANETA DA UNA DISTRUZIONE CERTA
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giovedì 17 ottobre 2013
lunedì 14 ottobre 2013
I bioindicatori
Tutte le specie hanno particolari preferenze nei confronti
dei caratteri dell’ambiente esterno, quindi se troviamo una comunità (specie
con esigenze simili) possiamo ricavare per via indiretta conoscenze sul carattere
di quel determinato ambiente, quindi la comunità ha un enorme potere
informativo (es. una specie vegetale acidofila non garantisce che il suolo sia
acido, ma una comunità di specie acidofile si).Specie e comunità animali e
vegetali possono essere usati come bioindicatori. Essi sono generalmente
utilizzati nelle tematiche legate a problemi di inquinamento atmosferico,
idrico o del suolo. Secondo tale approccio viene definito “bioindicatore” un
organismo che risponde con variazioni identificabili del suo stato a
determinati livelli di inquinanti e “bioaccumulatore” un organismo che può
essere usato per misurare la concentrazione della sostanza ottenendo risposte
quantitative oltre che qualitative. Ora detto questo cosa c’entra con la permacultura
o gli orti di città che stanno prendendo piede in questo ultimo periodo? Ora ve
lo spiego subito. Tutto inizia sempre dal nostro concetto di Magnificazione
biologica che è il fattore più importante. Come sempre chi non sapesse cosa sia
basta che lo cerchi nell’archivio. Detto questo, vedo molte persone amanti
della permacultura o del biologico, insegnare ad altri che per fare questo tipo
di pratica, basta mettere un po’ di paglia qui, un paio di ramaglie di la e
tutto per magia prende campo o piantare diverse piante, spesso alloctone ecc……se
bastasse questa filosofia io non avrei da preoccuparmi. Nessuno però vi chiede,
dove vi procurate il materiale, se il materiale che usate sia salutare per il
terreno e quindi anche per voi stessi, se la zona in cui abitate è salubre e
priva di inquinamento, se l’acqua con cui irrigate i campi sia priva di metalli
pesanti, se le piogge che innaffiano la terra siano esenti da agenti chimici
pericolosi per la salute ecc….anzi questi aspetti sembrano essere secondari. Facciamo
un esempio pratico. Molti fanno pacciamatura con la paglia. A meno che voi non
abbiate un terreno sufficiente che vi permetta di produrvela da soli (ma
sarebbe relativamente biologica), l’acquistate da un normale contadino…ora il
contadino come coltiva il suo frumento dal quale ricavate la paglia? Con il
metodo industriale o biologico? Se è con il primo che prodotti da alla sua
pianta? Ipotizziamo che dia pesticidi e diserbanti, pensate forse che la paglia
ne sia priva? Assolutamente no…quindi quando voi la portate sul vostro terreno
non fate altro che inquinarlo ulteriormente. Perchè fate permacultura? Credo
che fondamentalmente sia per proteggere voi stessi da ciò che vi circonda…ma
questo è davvero possibile? Lo è solo in parte, se non marginalmente. Quando
non ho un’analisi chimica che mi permette di capire e conoscere a fondo ciò che
mi circonda come posso fare? Utilizzo i bioindicatori……ma possono vivere i
bioindicatori se non c’è un habitat sano? No…perché sono complementari….l’assenza
di uno determina lo stato di un altro…..come sempre a voi le conclusioni.
lunedì 22 luglio 2013
Temperatura e rapporto con gli organismi.
Ecco qui i residui. Provate a casa anche voi, basta raccogliere l'acqua piovana alla prossima perturbazione.Poi la lasciate evaporare e infine controllate dentro il barattolo di vetro cosa c'è |
La temperatura, è un altro tra i
più importanti fattori climatici. Essa agisce direttamente sulle piante
attraverso la sua influenza sulla rapidità con cui hanno luogo i processi fisiologici.
In generale possiamo dire che ciascuna specie vegetale abbia una temperatura
ottimale associata a ciascuna delle sue funzioni, come la fotosintesi, la
fiorazione, la fruttificazione, la germinazione dei semi, e che esistano delle
condizioni globali ottimali di temperatura annua per il suo sviluppo in termini
di dimensioni e numero di individui. Vi sono anche delle temperature inferiori
e superiori, le quali limitano le funzioni caratteristiche della pianta e così
pure la sua stessa sopravvivenza. La temperatura agisce come fattore indiretto
in molti altri modi. Una più
elevata temperatura dell’aria aumenta la capacità in vapor d’acqua dell’aria
stessa e provoca perciò una maggiore traspirazione, come pure una maggiore
proporzione di perdite per evaporazione di acqua dal suolo. In generale più
freddo è il clima più ridotto è il numero di specie capaci di sopravvivere. Un
gran numero di specie di piante non può vivere al di sotto del punto di
congelamento. La sopportazione del freddo è strettamente vincolata alla
capacità della pianta di resistere alle rotture fisiche che accompagnano il
congelamento dell’acqua. Se la pianta non ha i mezzi per liberarsi dell’acqua
in eccesso, il congelamento di quell’acqua danneggerà i tessuti cellulari. E’
una legge della bioclimatologia quella secondo cui vi è un livello critico
nella sollecitazione climatica oltre il quale una specie vegetale non può
sopravvivere. Ne deriva che esisterà un confine geografico che segnerà anche i
limiti della sua distribuzione. Negli ultimi anni, sebbene forse la maggior
parte delle persone non ne sia ancora
totalmente consapevole, c’è stato un cambiamento a livello globale del clima. Le
cose scritte precedentemente possono dare una piccola idea di come questo
influisca sulle coltivazioni in genere. Una parte degli scienziati, che
lavorano per le grosse multinazionali o con diverse agenzie nazionali e
internazionali a questo problema hanno risposto in due modi distinti. Come
sempre non si lavora mai alla radice del problema, ma si mette una toppa
sperando di tirare avanti un altro po’, poiché in tal caso si potrebbe avere
una perdita economica e si diminuirebbe il controllo delle masse (vi consiglio
la lettura di qualche testo di Erich fromm). Detto questo le soluzioni adottate
al problema climatico sono state sostanzialmente due: l’introduzione degli OGM
nel mercato e le scie chimiche. E’ dagli anni 70 che si effettuano esperimenti
sul clima. Oggi noi sappiamo che i solfati e altre sostanze come l’ossido di
alluminio sono in grado di riflettere i raggi solari e quindi di diminuire la
temperatura globale planetaria (non si è ancora capito che la natura non si può
domare), ma allo stesso tempo cadono nel suolo con la pioggia inquinandolo ulteriormente. Che effetto hanno
queste sostanze sugli organismi? Sicuramente i solfati provocano piogge acide…..per
quanto riguarda l’ossido di alluminio non ne ho idea, ma credo non sia salutare
comunque. Quando le piogge sono acide ci si accorge che sono tali perché oltre
a rimanere come residui nei contenitori d’acqua, provocano un generale
ingiallimento delle foglie di tutte le specie vegetali. Che impatto hanno
queste sostanze sull’uomo? Non ne ho idea, qualcuno di certo lo saprà, ma con
ogni probabilità non ne parlerà per il semplice fatto che fanno male a priori. Personalmente
posso dire che ho notato un’alterazione nella germinazione dei semi, una moria
nelle vasche che ho di diversi bioindicatori, un ritardo nella crescita delle
piante accentuato dagli sbalzi termici che si sono verificati nel periodo
precedente. Vi riporto in ultima una frase di fromm che mi ha colpito
particolarmente. “Le persone spesso preferiscono una bugia rassicurante che una
realtà dolorosa”…come sempre a voi le conclusioni.
lunedì 15 luglio 2013
Si può applicare la visione pentadimensionale alla permacultura e il concetto di continuum?
Premetto che se qualcuno non ha letto i post precedenti, non può capire quest’ultimo. Detto questo veniamo al primo quesito. Come abbiamo visto per il fiume, nel concetto pentadimensionale, il fiume è caratterizzato da specifici flussi energetici. Ora se noi applicassimo questi concetti al sistema di permacultura potremmo così suddividere la cosa, anche se risulta essere più complessa:
1-longitudinale: Non avendo una sorgente e una foce, possiamo
applicare il concetto rispetto ad un area in 360 gradi dal punto in cui noi
pratichiamo la permacultura. In pratica noi dobbiamo considerare non solo di
ciò che facciamo nel nostro terreno, ma anche di ciò che viene fatto nei
terreni circostanti, senza scindere le due cose.
2-trasversale: in un certo senso completa il concetto
longitudinale o più precisamente si integra formando un tutt’uno.
3-Verticale: credo che questo punto sia uno dei più
importanti. Nel costruire un sistema permaculturale dobbiamo tenere conto non
solo del suolo (sottosuolo e superficie) e delle sue caratteristiche, ma anche
della parte superiore ad esso che si spinge verso l’atmosfera più alta (una
stretta relazione tra clima e inquinamento, nonché altri aspetti non meno
importanti).
4-Temporale: sappiamo che perché un terreno raggiunga lo
stadio di climax, che sia permaculturale o non, ha bisogno di molto tempo. Il
tempo è un fattore importante, per molti aspetti, perché dobbiamo saper
pianificare come sarà il futuro della nostra area rispetto a tutte quelle
varianti che possono modificarla (piogge acide, calo di biodiversità ecc).
5-nell’ambito del sistema territoriale, per l’evoluzione
economica, sociale, culturale delle popolazioni residenti…..un aspetto molto
importante….i limiti della permacultura sono fondati anche su questo.
Ora veniamo al concetto di continuum. Per la
definizione, vi invito a leggervi il post specifico. Come abbiamo visto anche
nel concetto pentadimensionale, non si può scindere il territorio, sebbene
ognuno di noi pensi di poter isolarsi da tutto ciò che lo circonda. Questo perché,
gli organismi non sono fissi nello spazio e nel tempo, come non lo sono le molecole i
batteri, virus ecc…. ma si spostano. La permacultura si fonda principalmente
sull’utilizzo delle reti alimentari e sulla consociazione di diverse specie
vegetali, che insieme formano una comunità ecologica. Da naturalista devo fare
alcune critiche, che rivolgo anche a me stesso. Nel sistema di agricoltura naturale
si utilizzano specie animali che vivono in un determinato ecosistema o luogo
del mondo (diversità di habitat). Spesso in questo ecosistema si trovano
particolari specie vegetali e animali. Molte volte ci viene consigliato di
piantare molte piante di origine alloctona o siamo spronati nell’utilizzo di organismi
provenienti da altre parti del mondo. Noi naturalisti sappiamo però che la
biodiversità non è solo minacciata dalle attività antropiche, e dall’inquinamento,
ma anche dalle specie alloctone. Ecco perché vi ho sempre detto di lavorare
prevalentemente con le specie del luogo in cui abitate. Il problema di fondo è
che anche in ambito ecologico e biologico c’è un forte businness, e purtroppo
come spesso accade l’ignoranza fa da padrone. Queste nuove specie possono
oltre che entrare in competizione ibridarsi con le nostre..alterando ugualmente
l’habitat circostante
(concetto pentadimensionale e di continuum).E come sempre l’alterazione dell’habitat
porta ad un disequilibrio chimico della zona che comunque nel tempo si
ripercuote in ogni parte del globo. L’unica eccezione che andrebbe fatta,
secondo me sarebbe verso le piante arboree ad uso alimentare, limitando e
facendo ugualmente attenzione alla specie che si vuole introdurre, poiché con molta
probabilità si dissemineranno spontaneamente al di fuori del nostro terreno. Capisco
che nei concetti esposti vi sia un po’ di contraddizione, ma è giusto che
sappiate anche queste cose. Per salvare la terra (anche se è difficile, per me
impossibile, oramai che si salvi) non serve solo fare permacultura, ma la si
deve fare ugualmente con responsabilità e conoscenza, altrimenti il lavoro è
praticamente inutile.
ibridazione di coccinella septempunctata (italiana) e harmonia axyridis (asiatica)
|
giovedì 4 luglio 2013
giovedì 6 giugno 2013
La visione pentadimensionale e il motivo per cui ci sono le alluvioni
I corsi d’acqua
- le aree riparie - i corridoi fluviali costituiscono sistemi ad elevata
complessità
ambientale, territoriale, paesaggistica e legislativa. Sono caratterizzati da
specifici
flussi, da
scambi di materia e di energia, da intense interrelazioni e interconnessioni
che si
articolano e
interagiscono in un contesto pentadimensionale,
1.
longitudinale: dalla sorgente alla foce;
2. trasversale:
alveo fluviale - aree riparie – corridoio fluviale;
3. verticale:
colonna d’acqua – alveo – ambiente interstiziale e freatico - acquiferi
profondi;
4. temporale:
per l’adattamento dei cicli biologici dei biota (che partecipano stabilmente o
parzialmente ai
processi trofico – funzionali) alle variazioni stagionali e morfoidrologiche
degli ambienti
fluviali e per le loro migrazioni, costituendo, per quest’ultimo
aspetto, una
vulnerabile ma capillare e continua rete ecologica;
5. nell’ambito
del sistema territoriale, per l’evoluzione economica, sociale, culturale delle
popolazioni residenti.
In tal senso, i
corridoi fluviali rappresentano aree ad elevata vulnerabilità, per le modalità
dello sviluppo
antropico che hanno determinato, in molte zone, a causa dei contrastanti usi
delle risorse
legate al fiume e al territorio:
. rischio di perdita della biodiversità e
della funzionalità dei processi, da cui dipende la
conservazione
delle risorse e lo sviluppo antropico,
. pericolo di esondazione,
.
perdita
dell’identità culturale – storico – ambientale sintetizzata nel paesaggio
fluviale.
Le piante e gli
organismi, in tutto questo hanno un ruolo chiave. E’ risaputo come la
vegetazione, ritardi la caduta dell’acqua nel suolo (essa cade prima sopra le
foglie, dopodiché cade a terra) e permetta con l’ausilio degli organismi che
vivono nel terreno, (che scavano gallerie), la permeazione della stessa nella terra, alimentando le falde freatiche e diminuendo il carico dei fiumi.
Difatti noi sappiamo che le alluvioni sono assai probabili laddove il
territorio sia privo di piante e ci sia un eccesso di cementificazione. Nel
terreno “nudo” l’acqua, non permea nel suolo, perché essa seleziona la granulometria dello stesso,
creando una stratificazione di particelle, dalla più piccola alla più grande,
dal basso verso l’alto che ne impedisce l’assorbimento, facendolo diventare impermeabile. Questo vuol dire che l'acqua è in grado di percorrere la superficie
del suolo, scivolando sul terreno e per gravità, nonché assetto del territorio,
va ad alimentare il carico dei fiumi. La prova di questa tesi, ormai provata
scientificamente ancora negli anni 70, può essere oggi constatata con una
semplice passeggiata dopo un temporale in un luogo dove la vegetazione sia
ancora presente, o osservare i ristagni d'acqua in quei terreni dove la vegetazione sia assente. Infatti passeggiare nell’erba alta, vuol dire bagnarsi
completamente. Inoltre noi sappiamo che le piante sono soggette all’evapotraspirazione…quindi
tolgono acqua dal suolo e lo rilasciano in atmosfera, completando il ciclo. Un
altro problema è il sedimento portato dall’acqua stessa, che non trovando
barriere come la vegetazione, finisce nel fiume riducendone la portata, e
costringendo gli organi competenti a scavare annualmente i corsi, per
mantenerli efficienti (relativamente…e con dei costi sostenuti). E allora, se è
dagli anni 70 che si sanno queste cose, perché succedono le alluvioni? Le
ragioni sono fondamentalmente tre. Cambiamenti climatici, conseguenza dell’eccessivo
taglio di vegetazione e incremento dei gas serra; gestione del territorio da parte
di persone poco competenti focalizzate sempre sul profitto, costruzione degli abitati nelle zone di esondazioni naturali dei fiumi, quindi in zone a rischio. Alcune figure
professionali come la mia, ovvero il naturalista, non sono nemmeno prese in
considerazione, sebbene invece sarebbero molto importanti. Alla domanda, “che cosa
costa alla popolazione questo sistema di gestione?” Rispondete voi stessi,
visto che vi ho sempre detto che la distruzione degli ecosistemi porta
inevitabilmente ad un aumento dei costi, e viste le vicende accadute
recentemente. Detto questo, cosa c’entra la Permacultura con le cose dette in
precedenza? Ne parlerò nel prossimo post. Nel frattempo come sempre riflettete
su quanto è stato menzionato.
mercoledì 5 giugno 2013
giovedì 2 maggio 2013
Il concetto di continuum
Generalmente il continuum è un
gradiente delle condizioni ambientali che riflette i cambiamenti nella
composizione della comunità. Solitamente questo concetto viene applicato al
fiume, divenendo così il continuum fluviale (il gradiente, dalla sorgente alla
foce). Tratterò inizialmente questo, per farvi conoscere e valutare alcuni
fatti di cronaca che ultimamente accadono spesso e successivamente porterò il
concetto al sistema permaculturale. Nel sistema fiume, questo concetto,
descrive un modello della fase di discesa del ciclo dell’acqua ed evidenzia
come le comunità biotiche si adattino ai cambiamenti delle condizioni ambientali. I corsi d’acqua
a livello delle sorgenti sono piccoli e spesso del tutto in ombra per cui soltanto
poca energia luminosa è disponibile per le comunità acquatiche .I consumatori
dipendono soprattutto dalle foglie e da altro detrito organico che perviene nel
bacino idrografico. L’ecosistema sorgentizio è eterotrofo (ovvero si nutre di
altri),mentre le zone centrali di un fiume sono ampie, non all’ombra per molto tempo
e meno dipendenti dalla materia organica importata dal bacino imbrifero poiché
le alghe autotrofe e le macrofite acquatiche (piante o alghe) forniscono la
produzione primaria netta. Nella zona più bassa dei fiumi, la velocità della
corrente è ridotta e l’acqua è generalmente più profonda con fondali fangosi,
si ha una diminuzione della luce e il fiume torna ad essere eterotrofo. Oltre a
questo, aggiungo un'altra nozione, ovvero quella del concetto di ritmo di
piena. Mentre il concetto di continuum del fiume descrive un corso d’acqua sia
lateralmente che longitudinalmente , il secondo, include il corso sia
longitudinalmente che lateralmente includendo tanto il fiume che le zone
ripariali. Questo concetto ritiene che le piene periodiche sono un evento
naturale a cui le comunità biotiche risultano adattate. L’annuale aumento e
riduzione della portata, estende il fiume nell’alveo di piena, per cui il
sistema fluviale include non soltanto il canale principale di flusso ma anche
canali laterali all’alveo di piena. Questa zona presenta una produttiva foresta
ripariale, una varietà di habitat acquatici ed un gradiente di specie vegetali
adatte alle differenti portate stagionali di piena e di secca. Le acque di
piena portano periodicamente anche gli avanotti di pesci e gli invertebrati
acquatici in queste periodiche aree nursery. Allorquando le acque si ritirano,
viene stimolato il tasso di decomposizione, la ricrescita delle erbe e dei
cespugli nonché l’incremento di abbondanza dei piccoli mammiferi. La
trasformazione in canale dei fiumi, la costruzione di dighe e l’aumento
dell’inquinamento compromettono i concetti del continuum fluviale e del ritmo
di piena. Come dovunque nella biosfera, gli organismi non si adattano
passivamente alle variazioni dell’ambiente fisico. L’azione combinata degli
animali fluviali, ad esempio, permette il riciclo dei nutrienti e ne riduce le
perdite a valle verso l’oceano. Insetti acquatici, pesci e altri organismi
raccolgono i materiali organici particolati e disciolti, che sono trasportati e
riciclati attraverso la catena alimentare. L’argomento sicuramente continua, ma
in un altro post. Come sempre voglio porvi delle domande……trovate una relazione
tra i cambiamenti climatici, le esondazioni distruttive e il sistema
permaculturale con i concetti qui elencati?
lunedì 22 aprile 2013
Impollinazione bassa a causa di mancanza di animali…….anno 2013….inizio di una catastrofe prevista, ma non presa seriamente.
Le piante non sono in grado di
muoversi per trovare cibo e riparo, o per cercarsi un compagno. In generale esse
debbono soddisfare questi bisogni
mediante la crescita e attraverso le strutture che producono. Molte angiosperme
(piante a fiore) hanno sviluppato un’ insieme di caratteristiche che, in
realtà, permettono loro una mobilità diretta nella ricerca di un compagno: questo
insieme di caratteristiche si estrinseca nel fiore. Attraendo insetti e altri
animali con i fiori e dirigendo il comportamento di questi animali così da
garantire un’elevata frequenza di impollinazione incrociata, le angiosperme
hanno così superato il problema costituito dal fatto che sono radicate al
suolo. Le più antiche piante a seme erano impollinate passivamente. Grandi
quantità di polline venivano disperse dal vento, giungendo nelle vicinanze di
un ovulo soltanto per caso. Successivamente , grazie agli insetti che si
nutrivano di polline, si riuscì ad avere una regolare presenza da parte degli
stessi che regolarmente tornavano a queste fonti di cibo e trasferivano così il
polline da pianta a pianta. Tale sistema è più efficiente dell’impollinazione
passiva da parte del vento e permette un’impollinazione molto più efficace
impiegando meno granelli di polline Quanto più attraenti le piante si rendevano
per gli insetti, tanto più frequentemente esse sarebbero state visitate e tanti
più semi avrebbero prodotto. A ciò sono seguiti importanti sviluppi evolutivi
.Per esempio piante che avevano fiori offrivano particolari fonti di cibo ai
loro impollinatori e avevano un vantaggio selettivo. Perchè ho voluto parlarvi
di questo. Io abito al nord, e purtroppo vivo in una zona molto antropizzata. Come
spesso ho detto l’agricoltura moderna è divenuta un ciclo industriale, non è
più la vera agricoltura di un tempo, dove il contadino viveva in equilibrio con
l’ambiente naturale, da cui ricavava molte risorse. Questo perché le persone
guardano solo il profitto e se ne fregano delle loro pratiche devastanti. Detto
questo, quest’anno si è visto un calo drastico di insetti, compreso quelli
impollinatori. Anzi per la verità non ne ho ancora visto uno e l’impollinazione
è stata davvero scarsa…forse quel poco che c’è stato è grazie alle mosche, ben
presenti per gli allevamenti. Oggi si parla di biologico…ormai, un’altra moda
per fare businness e prendere i finanziamenti europei, come spesso mi sono
sentito dire. E devo dire che molti si sono arricchiti con questa cosa. Detto
questo….sappiate che l’uomo, è un essere limitato. Mi vengono in mente due
frasi di Eistein e le riporto sempre per farvi riflettere: il prima diceva
questo, “due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo
ho ancora dei dubbi”….la seconda era questa: “quando le api scompariranno, all’uomo
resteranno solo 4 anni di vita”. Le persone distruggono il pianeta per
guadagnare denaro, pensando di garantire ai loro figli la sopravvivenza……è una
valutazione molto sbagliata…..non sono i soldi che ci mantengono in vita, ma l’ambiente
con tutta la sua complessità….Io lo sosterrò fino alla morte…..la gran parte
del danno ambientale è stato per una politica “mangereccia e disonesta” tipica
italiana…..e un’agricoltura completamente errata sotto molti profili. Ma vi
dico con altrettanta convinzione che raccoglierete quello che avete seminato.
domenica 24 marzo 2013
Selezione r - selezione K e capacità portante
Il rapporto tra energia riproduttiva ed energia di
mantenimento varia non solo con le dimensioni degli organismi e il loro tipo di
ciclo vitale, ma anche con la densità di popolazione e la capacità portante. In
ambienti scarsamente affollati, le pressioni selettive favoriscono specie con
un elevato potenziale riproduttivo; al contrario, le condizioni di affollamento favoriscono organismi con un
più potenziale di accrescimento, ma migliori capacità di utilizzare e di
competere per le risorse limitate. Questi due modelli opposti vengono chiamati
rispettivamente selezione r e selezione k.
Possiamo riassumere qui le caratteristiche delle due selezioni:
Attribuito selezione r selezione
k
Clima: imprevedibile prevedibile
Dimensioni della
popolazione: variabile nel tempo costante nel tempo
Competizione: ridotta intensa
Favori della
selezione: sviluppo
rapido sviluppo lento
riproduzione precoce riproduzione
ritardata
piccola dimensione corporea grande
dimensione corporea
progenie numerosa progenie scarsa
Durata della
vita : breve (<1) lunga (>1 anno)
Stadio della
successione precoce ultimo
culmine
Conduce a: produttività Efficienza
Esempio: insetti animali superiori
Le classificazioni in K
ed r strateghi possono essere considerate delle supersemplificazioni, dato che
molte popolazioni presentano delle situazioni variabili o intermedie, anche se
si parla sempre di strategia a seconda dell’ambiente. Solitamente, ambienti
incerti o disturbati favoriscono la selezione r. La distruzione ambientale
favorisce l’insediamento di queste specie con danni all’economia…..per esempio
gli insetti, (quindi anche quelli patogeni), sono a strategia r. Detto questo
vorrei introdurre un altro concetto, che è quello della capacità portante. In
termini di energetica a livello di ecosistema, ciò che è nota come capacità
portante è raggiunta quando tutta l’energia disponibile in entrata è richiesta
per sostenere tutte le strutture e funzioni di base, cioè quando P (produzione)
equivale a R (mantenimento respiratorio).La quantità di biomassa che può essere
sostenuta sotto queste condizioni è conosciuta come massima capacità portante
ed è indicata con la lettera maiuscola K nei
modelli teorici. Che cosa vuol dire questo. Che anche il pianeta terra nella
sua complessità ha una sua capacità portante. Perchè ho voluto
introdurre questo argomento importante. Perchè purtroppo la quantità di
risorse, le varie specie, assieme ai cicli biogeochimici determinano questa
capacità. Mano a mano che nel mondo questi elementi scompaiono, si riduce il
valore di K. E cosa vuol dire questo? Che
purtroppo non c’è spazio per tutti, vuol dire che il pianeta non è in grado di
sostenere tutta la complessità della vita, compresa quella umana. Se vi
ricordate, all’inizio del blog, ho sottolineato come sia importante
salvaguardare gli ecosistemi per varie ragioni, non etiche ma di vita. Una riduzione
di risorse, vuol dire inevitabilmente un aumento della competizione. ed è qui
che nascono i problemi…vi lascio un piccolo esempio attuale per portarvi ad una
profonda riflessione….la crisi finanziaria mondiale, ha portato ad un calo dell’occupazione…con
non poche problematiche.. ora pensate se le cose essenziali che ci tengono in
vita come aria, cibo e acqua dovessero essere accessibili a
pochissime persone…che cosa succederebbe? A quale tipo di selezione appartiene secondo voi l'uomo? A voi le conclusioni……
giovedì 14 febbraio 2013
Organismi utili: Parte 2
Cento piedi e mille piedi. Questi organismi, vivono in luoghi umidi e a
seconda della specie possono essere o predatori o detritivori, quindi organismi
molto utili per le svariate funzioni che possono svolgere.Li troviamo spesso nel legno marcescente. Questa è una delle ragioni per cui è molto utile
lasciare tronchi e rami nel terreno, poiché vi trovano l’habitat ideale. I
predatori si nutrono di invertebrati vari, i detritivori invece di foglie,
legno e resti della decomposizione.
Crostacei (armadillo).Questo buffo animaletto è un crostaceo
adattatosi alla vita terrestre, vive sempre in zone umide del suolo e si nutre
di vegetali e piccoli animali morti, contribuendo alla costituzione del suolo.
giovedì 24 gennaio 2013
Organismi utili: Parte 1
Ho parlato spesso di ecosistema, di come dovrebbe essere…….ora
diamo uno sguardo agli organismi utili che spesso abitano l’orto o il frutteto,
non solo tra i vegetali, ma anche nel suolo. Per esemplificare, non farò una
descrizione precisa a livello tassonomico o scientifico, ma mi soffermerò come
sempre a concetti semplici per non rendere la vita difficile ai lettori. Generalmente
possiamo dire che gli organismi che vivono in un determinato habitat
appartengono a molte specie diverse, e questo fa si che essi abbiano sia modo
di vivere che di nutrirsi diversificato.
I predatori utili
teca di mantide |
Le mantidi: Credo che la maggior parte di voi
abbia visto una mantide, e credo che purtroppo molti impauriti dal suo aspetto,
ne abbia uccisa almeno qualcuna, credendola pericolosa. Anche la mantide è un
predatore generalista e quindi può essere molto utile per tenere sotto
controllo vari tipi di insetti. Il difetto a mio avviso di questa specie, è che
alcune volte preda anche insetti utili, soprattutto bombi, ma è anche vero che
caccia cimici come nezara viridula o cimice verde. Anche la mantide non è di
difficile allevamento. Ogni anno depone più teche tra le piante prima di morire
e quindi ci si può assicurare una buona popolazione per l’anno successivo. Purtroppo
a causa di variazioni stagionali ed escursioni termiche ho notato un’alterazione nello sviluppo delle
uova, che possono schiudersi o precocemente, (il male minore) o in ritardo,
compromettendo lo sviluppo dell’insetto che a stento raggiungerà la fase riproduttiva
( ho notato anche una riduzione nelle dimensioni degli esemplari).
L'argomento continua......
venerdì 11 gennaio 2013
Come preparare il terreno durante il periodo invernale
Come spesso ho detto, il suolo, non è solo un mucchio di
terra associato a organismi, ma è un qualcosa di più complesso. Nel periodo
invernale, possiamo fare diverse cose per aiutare il nostro piccolo ecosistema
a crescere e a divenire sempre più vicino ad uno stato naturale. Sfatiamo il mito
e l’errata convinzione che le foglie e i rami nel terreno equivalgono a sporco o
a terreno fertile per i parassiti. Anzi, il lasciare foglie e rami nella terra apporta
molti vantaggi, non solo legati alla fertilizzazione della stessa, ma anche all’instaurarsi
di una comunità biotica che lavorerà al posto nostro. Ricordo che prima della
comparsa dell’uomo, la terra ha sempre prolificato autonomamente. Questo punto,
per molti è difficile da digerire, ma vorrei sottolineare come molta gente non
abbia una chiara idea di come funzioni il sistema terra e di come la vita sia
straordinariamente meravigliosa proprio per la sua complessità. Un esempio
concreto di quello che sto dicendo lo troviamo nel bosco. Qual’ è il bosco che
non presenti un’ insieme di ramaglie, foglie e legno marcescente? Solo quello dove
viene fatta manutenzione da parte dell’uomo e devo dire che anche molti
studiosi sono favorevoli a questo tipo di pratica. Constatando che nella nostra
presunzione stiamo distruggendo un pianeta, io penso che per un attimo dovremmo
soffermarci sul fatto che forse abbiamo ancora tanto da imparare. Detto questo,
nel substrato creato con foglie e ramaglie svernano molti organismi utili, soprattutto
artropodi, specializzati nel consumare il materiale che si trova nel suolo
stesso. Questi biotrituratori svolgendo il loro naturale processo ecologico, ovvero
consumando e triturando il materiale, con la collaborazione di batteri e funghi
lo rendono disponibile alle le piante, completando così il ciclo. Ci sono anche
altri vantaggi nel creare uno strato di ramaglie, foglie e altri prodotti
vegetali e cioè si evita il compattamento del suolo, poiché questo strato
ammortizza il nostro peso durante il nostro passaggio, ovvero durante i periodi
lavorativi di raccolta semina o potatura. Associando questo metodo al lavoro
utile degli organismi del suolo, otteniamo uno strato completamente naturale
dove il terreno diventa molto più poroso e quindi diviene strutturalmente
ottimo per i nostri vegetali. Altro vantaggio di questa pratica è che si crea
un microclima, molto utile durante le escursioni termiche del periodo
invernale o estivo dovute ai cambiamenti climatici. Inoltre come per la pacciamatura,
poiché questa non lo è anche se lo può sembrare, si diminuisce l’evaporazione
dell’acqua. A distanza di tempo, come per il bosco si formano acidi umici,
utili per le piante, si apportano molti elementi al terreno necessari per ottenere
un buon raccolto, non si usano attrezzature meccaniche per lavorare la terra,
visto che al posto loro ci sono artropodi, batteri e funghi e quindi si diminuiscono i costi di gestione, nonché
il lavoro.
Immagini agricoltura naturale
mix di piante da orto associate alle piante da frutto |
ecco come dovrebbe essere il terreno....ma non solo...alcune parti sono ricoperti da erbacce |
sulle foglie e sui frutti c'è qualcosa...non è un prodotto chimico, ma è di origine naturale...un esperimento contro i funghi |
pianta di melone che cresce spontaneamente |
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