Premessa

Questo sito nasce con l’idea di sensibilizzare le persone in campo ambientale e in termini di biodiversità ,facendo altresì della mia passione un lavoro. Da anni cerco di trovare un’alternativa alle normali pratiche agronomiche e di utilizzare la flora spontanea per creare giardini e coltivare la terra affinchè attirino specie animali tanto preziose per l’equilibrio naturale degli ecosistemi. Purtroppo le pratiche agricole e la gestione territoriale, spesso, riducono sempre più le aree naturali ,con la conseguente distruzione degli habitat portando inevitabilmente ad un considerevole calo di biodiversità. Considerando questa situazione mi sono sempre chiesto che cosa potessi fare per rallentare questo processo. Ebbene, cominciai a pensare che ognuno di noi avrebbe potuto fare la sua parte. Come? Trasformando il proprio giardino o il proprio terreno in un area che si avvicinasse sempre più ad un ambiente naturale. Che cosa serve prima di tutto per poter fare questo? Tanta pazienza e passione! Vedete, per distruggere un’area naturale ci vuole un tempo che varia da qualche ora…a qualche mese….ma per ricostruirla, ci vogliono anni, soprattutto nelle zone in cui l’impatto antropico è stato notevole. E i costi? Prima di parlare di costi bisogna chiedersi perché è così importante mantenere la diversità biologica e la salvaguardia degli ecosistemi. E se io non amo la natura perché credo che non sia importante? Be……vediamo….la natura ti da l’ossigeno, ti da il cibo…ti da l’acqua…..lavora i tuoi scarti, ti rilassa…in pratica ti mantiene in vita……Non è sufficiente questo per amarla?

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mercoledì 10 ottobre 2012

Meglio piante innestate o non innestate parte 2?

Pianta di melo innestata.Le foglie presentano malattie fungine ugualmente.Nel centro,una mantide che depone la teca che   proteggerà e custodirà  le uova della prossima generazione

Circa 10 anni fa, quando mi accostai all’agricoltura, praticai anch’io degli innesti, poiché come tutti ero indirizzato in tale pratica da chi ne sapeva più di me. Pensavo come tutti che fosse una cosa normale, e che apportasse dei miglioramenti alla qualità scelta. Qualche pianta, per la verità, la possiedo ancora. La cosa però che mi fece riflettere, fu il fatto che oltre a non osservare questi miglioramenti di cui avevo sentito parlare, perché comunque le malattie come gli attacchi parassitari si manifestavano e si manifestano ugualmente, mi resi conto che stavo cadendo in una sorta di dipendenza economica (pochi hanno piante nate da seme, e molte piante commercializzate sono innestate). Inoltre, quando ero bambino, possedevo un albicocco direi stupefacente. I frutti erano meravigliosi, quanto erano dolci. Purtroppo morì per il tarlo e a quel tempo non avevo ne la cognizione di quanto fosse importante preservare queste vecchie varietà ne la competenza per poter fare qualcosa. Difatti , non riesco a trovare ancora oggi un albicocco simile. Quella pianta era nata da seme. La natura non fa nulla a caso. La riproduzione e la produzione del seme con caratteristiche genetiche diverse, serve alla pianta stessa, non solo per adattare le nuove generazioni ai cambiamenti che sono in corso nel tempo, ma serve anche per propagare la specie stessa. Il seme di una pianta innestata produce un ibrido che non ha nulla a che vedere con il normale processo di mantenimento della specie, poiché è un sistema innaturale. Capire da soli le cose, è molto più semplice che farle capire agli altri. Cominciai allora a cercare queste piante e arrestai la pratica dell’innesto con attriti in famiglia e tra conoscenti. Ovviamente come spesso accade molti criticarono questa mia visione delle cose. Per 100 anni e più si era fatto così, come per la vangatura del terreno, come potevo io studente di scienze naturali, poter mettere in discussione questo? Amareggiato mi convinsi che forse avevo preso la strada sbagliata…fino a che non mi venne tra le mani un libro di Masanobu…..Tutte le mie ipotesi, i miei sforzi, le mie battaglie…erano omaggiate da questo libro che mi fece riconsiderare ciò che avevo pensato fino a quel momento. Masanobu già a suo tempo aveva non solo messo in pratica ciò che io avevo ipotizzato con ampio successo, ma predisse anche il futuro decadente dovuto ai metodi di un agricoltura moderna lontana dalla sostenibilità e del rispetto della natura, includendo il pericolo della manipolazione genica (ricordo che era un microbiologo). Quell’uomo nel suo libro, mi ha insegnato molte cose, sebbene molte le debba ancora imparare. Quindi ora, piano piano, sto sostituendo le piante innestate con quelle nate da seme, selezionando vecchie varietà. Un lavoro molto difficile e che richiede pazienza.….Comunque sia, riflettete su quanto è stato detto, anche con spirito di critica.




Come potete notare la saldatura dell'innesto crea un agglomerato di tessuti vascolari che rende più difficile il passaggio di sostanze e acqua,rendendo la pianta più debole nei confronti di temperature elevate

6 commenti:

  1. Ciao, sono contento di scoprire che c'è qualcuno che la pensa come me!
    Io tempo fa (5 anni ormai) piantai così tanto per curiosità un seme di mela in un vaso... alla fine la piantina spuntò e di anno in anno crebbe molto.
    Mio padre mi disse che se non la innestavo non avrebbe fatto frutti. Ma a me la cosa sembrava strana, così non gliela feci innestare...
    L'unico problema che ha avuto in tutta la sua vita son stati gli afidi, infatti è la prima cosa che le formiche hanno assaltato. Non ho mai usato trattamenti particolari, salvo qualche fondo di caffè. Poi scelsi di non fare nulla, di lasciare che l'infestazione avesse luogo per osservarne le conseguenze. Il melo è ancora vivo tutt'ora, nonostante 5 anni di infestazione pesante di afidi. Ora l'ho piantato in giardino e sto optando per utilizzare qualche consociazione utile.
    Purtroppo non mi ha ancora dato alcun frutto, forse un po' per il fatto che l'ho tenuto in vaso per molto tempo, un po' perché mio padre me l'ha potato molto male a mia insaputa (ormai è rimasto un tronco dritto in piedi :( ) e un po' per via degli afidi e della ruggine, che quest anno ha fatto strage di foglie.
    Tutto questo per dire che se un albero da frutto da seme ha resistito 5 anni completamente abbandonato a se stesso, vuol dire che infondo ciò che pensiamo sia esatto. Non penso che un albero comprato da un vivaista sarebbe resistito altrettanto.

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    1. il seme è in realtà il figlio della pianta, poichè ogni pianta si propaga per seme.La differenza tra la pianta madre e la figlia è la componente genetica...l'esempio più classico siamo noi, da nostro padre e da nostra madre, nasciamo noi, con caratteristiche diverse dai nostri fratelli, ma che mantengono però le caratteristiche fondamentali della specie.L'innesto, sebbene risulti una pratica molto comune, altro non è che un forte businness, come l'utilizzo del prodotto antiparassitario.Per quanto riguarda il tuo melo, la cosa fondamentale è il frutto da dove lo hai estrapolato.....ovvero se la pianta era innestata oppure no......se dai una sbirciatina alle immagine, ce n'è una di un pesco, che produce pesche commercialmente valide e non di forma gnomica come quelle selvatiche...ogni seme produce piante con la medesima caratteristica di dimensioni.Purtroppo sèpesso si guadagna sull'ignoranza altrui, con tutto rispetto.Detto questo, io ti consiglierei più che di consociare piante di incentivare la sosta dei predatori, lasciando qualche zona selvaggia....per esempio sappiamo che ci sono molti insetti che si nutrono di afidi...come coccinelle, crisope, sirfidi ecc....io non adopero i pesticidi e diserbanti e la mia frutta è quasi tutta sana...una piccola perdita ci sta, è naturale...continua su questa strada...ti consiglio delle letture, se non hai già provveduto di tuo.....qualcosa su masanobu o bill mollison.....

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    2. Hai perfettamente ragione, comunque non so chi sia la pianta madre... il seme l'ho preso da una mela qualunque che ho comprato al supermercato. Quindi sicuramente il seme proviene da una pianta innestata.
      I predatori naturali ci sono eccome, è appunto per questo motivo che non ho fatto nulla per mandare via gli afidi. Diciamo che ho avuto modo di studiare da vicino cosa succede quando l'uomo non ci mette troppo mano. I primi ad arrivare son stati i sirfidi, poi c'era sempre un gran numero di vespe che ronzava attorno all'alberello e per ultime son arrivate le coccinelle del limone. Ora che l'ho piantato in terra son arrivate pure le classiche coccinelle.
      Sì, sono a conoscenza dell'operato di Masanobu Fukuoka e ho letto già qualche libro di permacultura. 5 anni fa però a mala pena sapevo che aspetto avesse un albero di mele, invece ora ho persino realizzato un piccolissimo orto sinergico e sto imparando molto. Tutto è iniziato però da quel semino preso da una mela del supermercato. E' da lì che ho scoperto la mia vocazione :)

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    3. iniziamo tutti così....con un semino.......oggi come oggi, fare permacultura non è facile come al tempo di masanobu, per diversi aspetti.....però nel nostro piccolo possiamo fare ugualmente qualcosa....speriamo che anche altre persone prendano coscienza di questi metodi......ti consiglio la lettura di un post del sito (magnificazione biologica)...è un aspetto molto importante della coltivazione, ma che spesso viene ignorato totalmente

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  2. Ma i semi di melo vi hanno portato frutta?

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    1. tutte le piante nate da seme fanno i frutti innestati o meno.L'unica cosa che è diversa, è la "pezzatura" cioè la grandezza del frutto.La grandezza comunque non è sinonimo di qualità e gusto.Io preferisco avere frutti piccoli ma buoni piuttosto che grandi, come quelli che si trovano attualmente in commercio.

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