Premessa

Questo sito nasce con l’idea di sensibilizzare le persone in campo ambientale e in termini di biodiversità ,facendo altresì della mia passione un lavoro. Da anni cerco di trovare un’alternativa alle normali pratiche agronomiche e di utilizzare la flora spontanea per creare giardini e coltivare la terra affinchè attirino specie animali tanto preziose per l’equilibrio naturale degli ecosistemi. Purtroppo le pratiche agricole e la gestione territoriale, spesso, riducono sempre più le aree naturali ,con la conseguente distruzione degli habitat portando inevitabilmente ad un considerevole calo di biodiversità. Considerando questa situazione mi sono sempre chiesto che cosa potessi fare per rallentare questo processo. Ebbene, cominciai a pensare che ognuno di noi avrebbe potuto fare la sua parte. Come? Trasformando il proprio giardino o il proprio terreno in un area che si avvicinasse sempre più ad un ambiente naturale. Che cosa serve prima di tutto per poter fare questo? Tanta pazienza e passione! Vedete, per distruggere un’area naturale ci vuole un tempo che varia da qualche ora…a qualche mese….ma per ricostruirla, ci vogliono anni, soprattutto nelle zone in cui l’impatto antropico è stato notevole. E i costi? Prima di parlare di costi bisogna chiedersi perché è così importante mantenere la diversità biologica e la salvaguardia degli ecosistemi. E se io non amo la natura perché credo che non sia importante? Be……vediamo….la natura ti da l’ossigeno, ti da il cibo…ti da l’acqua…..lavora i tuoi scarti, ti rilassa…in pratica ti mantiene in vita……Non è sufficiente questo per amarla?

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lunedì 22 ottobre 2012

Coltivare i funghi nel nostro campo o orto


Clitocibe geotropa (un fungo che a me piace molto)........cresce come saprofita nel bosco......
Fare agricoltura naturale, non vuol dire solo coltivare piante erbacee, arbustive o arboree, ma vuol dire integrare il tutto anche con i funghi. Per chi come me, volesse cimentarsi in questa pratica deve innanzitutto avere un po’ di competenza e sapere che i funghi, come altri organismi, hanno diverse esigenze in fatto di sopravvivenza. I funghi sopravvivono in 3 diversi modi: o demolendo la sostanza organica, quindi si dicono saprofiti; o parassitando altri organismi, quindi da parassiti, o vivendo associati ad altri organismi in rapporti di simbiosi come per le micorizze ( argomento già trattato). Parlare dei funghi non è così semplice o scontato. Inoltre, quando si parla di funghi, bisogna stare molto attenti poiché noi sappiamo che alcuni, sono mortali. In commercio però, si trovano miceli di varietà commestibili. Quindi acquistare il micelio è un modo per andare sul sicuro, per due motivi. Primo perché si può parlare con personale specializzato che può dare buoni consigli, secondo perché eviteremo di coltivare specie pericolose per la nostra salute. Consiglio vivamente prima di fare qualcosa nel proprio terreno di parlare con micologi esperti. Detto questo, prima di ogni coltivazione, dobbiamo avere le idee chiare su cosa noi vogliamo allevare e quale sia il sistema di sopravvivenza del fungo scelto. In commercio si trovano funghi saprofiti. Tra i più conosciuti troviamo il pioppino (Agrocybe aegerita). Come dice la parola stessa, per i saprofiti, oltre alla temperatura e all’umidità, è importante il substrato, ovvero quel materiale organico che il fungo demolirà per accrescersi e riprodursi. Per chi volesse avvicinarsi il più possibile ai sistemi naturali, può eventualmente piantare quelle piante che formano il substrato dei funghi coltivati. Per esempio il pioppino, necessita del pioppo. Quindi in mezzo al frutteto o in prossimità del campo o orto, possiamo piantare dei pioppi, o accumulare del legno di pioppo ( ramaglie o tronchi). Esistono diverse varietà di pioppi. Secondo la letteratura i pioppini preferiscono il pioppo piramidale, ma cresce anche su salice e fico. Io l’ho visto crescere anche su sambucco. Ora, lo scopo del post non è parlare del pioppino, ma ragionare, sui vantaggi di unire diversi organismi nei sistemi naturali. Se eventualmente piantassimo il pioppo piramidale utilizzando i metodi naturali avremmo i seguenti vantaggi:

-I funghi commestibili che possono essere consumati

-Il risparmio economico nell’acquisto degli stessi

-La qualità e il sapore, poiché il substrato, come detto anche per le piante caratterizza il gusto del prodotto (non ci credete? Provate a consumare i pioppini nati da paglia (di allevamento) e poi provate a consumare quelli trovati in natura nati su pioppo e poi valutate).Ovviamente dovete essere capaci di riconoscere le specie di funghi, non siate superficiali o avventati,  ricordate che con i funghi non si scherza. Il mio è un suggerimento nei confronti di chi è esperto in materia.

-Il legno ricavato dalla pianta

-L’arricchimento del suolo di sostanza organica dovuto alla caduta delle foglie e dei rami

-Protezione dalle calure estive date dalle piante

-Inoltre i funghi come ogni altro organismo, possono competere con i propri simili per la risorsa e lo spazio, riducendo l’espansione di quelli dannosi.

-Nicchia per organismi utili (uccelli,rettili,mammiferi ecc…..)

-Barriera contro i patogeni come le cocciniglie  trasportate dal vento (meglio che si attacchino ad un pioppo, da cui si ricaverà legna, piuttosto che ad un albero da frutto).

Nel bosco,nessuno semina,ma tutti raccolgono......Lepiota procera o mazza di tamburo

Personalmente io sto provando la coltivazione di 4 tipologie di funghi. Non spiegherò il come si fa per diverse ragioni. Primo, perchè non sono autorizzato non avendo un attestato che certifichi le mie competenze in materia, e inoltre esistono in internet siti più completi riguardo l’argomento frequentati da esperti. Lo scopo è stato far capire come in un qualsiasi terreno, lasciato alla sua naturalità si possano ottenere come sempre molti vantaggi, non solo legati alla coltivazione di frutta e verdura, ma anche a quella dei funghi.

mercoledì 10 ottobre 2012

Meglio piante innestate o non innestate parte 2?

Pianta di melo innestata.Le foglie presentano malattie fungine ugualmente.Nel centro,una mantide che depone la teca che   proteggerà e custodirà  le uova della prossima generazione

Circa 10 anni fa, quando mi accostai all’agricoltura, praticai anch’io degli innesti, poiché come tutti ero indirizzato in tale pratica da chi ne sapeva più di me. Pensavo come tutti che fosse una cosa normale, e che apportasse dei miglioramenti alla qualità scelta. Qualche pianta, per la verità, la possiedo ancora. La cosa però che mi fece riflettere, fu il fatto che oltre a non osservare questi miglioramenti di cui avevo sentito parlare, perché comunque le malattie come gli attacchi parassitari si manifestavano e si manifestano ugualmente, mi resi conto che stavo cadendo in una sorta di dipendenza economica (pochi hanno piante nate da seme, e molte piante commercializzate sono innestate). Inoltre, quando ero bambino, possedevo un albicocco direi stupefacente. I frutti erano meravigliosi, quanto erano dolci. Purtroppo morì per il tarlo e a quel tempo non avevo ne la cognizione di quanto fosse importante preservare queste vecchie varietà ne la competenza per poter fare qualcosa. Difatti , non riesco a trovare ancora oggi un albicocco simile. Quella pianta era nata da seme. La natura non fa nulla a caso. La riproduzione e la produzione del seme con caratteristiche genetiche diverse, serve alla pianta stessa, non solo per adattare le nuove generazioni ai cambiamenti che sono in corso nel tempo, ma serve anche per propagare la specie stessa. Il seme di una pianta innestata produce un ibrido che non ha nulla a che vedere con il normale processo di mantenimento della specie, poiché è un sistema innaturale. Capire da soli le cose, è molto più semplice che farle capire agli altri. Cominciai allora a cercare queste piante e arrestai la pratica dell’innesto con attriti in famiglia e tra conoscenti. Ovviamente come spesso accade molti criticarono questa mia visione delle cose. Per 100 anni e più si era fatto così, come per la vangatura del terreno, come potevo io studente di scienze naturali, poter mettere in discussione questo? Amareggiato mi convinsi che forse avevo preso la strada sbagliata…fino a che non mi venne tra le mani un libro di Masanobu…..Tutte le mie ipotesi, i miei sforzi, le mie battaglie…erano omaggiate da questo libro che mi fece riconsiderare ciò che avevo pensato fino a quel momento. Masanobu già a suo tempo aveva non solo messo in pratica ciò che io avevo ipotizzato con ampio successo, ma predisse anche il futuro decadente dovuto ai metodi di un agricoltura moderna lontana dalla sostenibilità e del rispetto della natura, includendo il pericolo della manipolazione genica (ricordo che era un microbiologo). Quell’uomo nel suo libro, mi ha insegnato molte cose, sebbene molte le debba ancora imparare. Quindi ora, piano piano, sto sostituendo le piante innestate con quelle nate da seme, selezionando vecchie varietà. Un lavoro molto difficile e che richiede pazienza.….Comunque sia, riflettete su quanto è stato detto, anche con spirito di critica.




Come potete notare la saldatura dell'innesto crea un agglomerato di tessuti vascolari che rende più difficile il passaggio di sostanze e acqua,rendendo la pianta più debole nei confronti di temperature elevate