Premessa

Questo sito nasce con l’idea di sensibilizzare le persone in campo ambientale e in termini di biodiversità ,facendo altresì della mia passione un lavoro. Da anni cerco di trovare un’alternativa alle normali pratiche agronomiche e di utilizzare la flora spontanea per creare giardini e coltivare la terra affinchè attirino specie animali tanto preziose per l’equilibrio naturale degli ecosistemi. Purtroppo le pratiche agricole e la gestione territoriale, spesso, riducono sempre più le aree naturali ,con la conseguente distruzione degli habitat portando inevitabilmente ad un considerevole calo di biodiversità. Considerando questa situazione mi sono sempre chiesto che cosa potessi fare per rallentare questo processo. Ebbene, cominciai a pensare che ognuno di noi avrebbe potuto fare la sua parte. Come? Trasformando il proprio giardino o il proprio terreno in un area che si avvicinasse sempre più ad un ambiente naturale. Che cosa serve prima di tutto per poter fare questo? Tanta pazienza e passione! Vedete, per distruggere un’area naturale ci vuole un tempo che varia da qualche ora…a qualche mese….ma per ricostruirla, ci vogliono anni, soprattutto nelle zone in cui l’impatto antropico è stato notevole. E i costi? Prima di parlare di costi bisogna chiedersi perché è così importante mantenere la diversità biologica e la salvaguardia degli ecosistemi. E se io non amo la natura perché credo che non sia importante? Be……vediamo….la natura ti da l’ossigeno, ti da il cibo…ti da l’acqua…..lavora i tuoi scarti, ti rilassa…in pratica ti mantiene in vita……Non è sufficiente questo per amarla?

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giovedì 6 giugno 2013

La visione pentadimensionale e il motivo per cui ci sono le alluvioni

I corsi d’acqua - le aree riparie - i corridoi fluviali costituiscono sistemi ad elevata
complessità ambientale, territoriale, paesaggistica e legislativa. Sono caratterizzati da specifici
flussi, da scambi di materia e di energia, da intense interrelazioni e interconnessioni che si
articolano e interagiscono in un contesto pentadimensionale,

1. longitudinale: dalla sorgente alla foce;

2. trasversale: alveo fluviale - aree riparie – corridoio fluviale;

3. verticale: colonna d’acqua – alveo – ambiente interstiziale e freatico - acquiferi profondi;

4. temporale: per l’adattamento dei cicli biologici dei biota (che partecipano stabilmente o
parzialmente ai processi trofico – funzionali) alle variazioni stagionali e morfoidrologiche
degli ambienti fluviali e per le loro migrazioni, costituendo, per quest’ultimo
aspetto, una vulnerabile ma capillare e continua rete ecologica;

5. nell’ambito del sistema territoriale, per l’evoluzione economica, sociale, culturale delle
popolazioni residenti.

In tal senso, i corridoi fluviali rappresentano aree ad elevata vulnerabilità, per le modalità
dello sviluppo antropico che hanno determinato, in molte zone, a causa dei contrastanti usi
delle risorse legate al fiume e al territorio:
. rischio di perdita della biodiversità e della funzionalità dei processi, da cui dipende la
conservazione delle risorse e lo sviluppo antropico,
. pericolo di esondazione,
. perdita dell’identità culturale – storico – ambientale sintetizzata nel paesaggio fluviale.


Le piante e gli organismi, in tutto questo hanno un ruolo chiave. E’ risaputo come la vegetazione, ritardi la caduta dell’acqua nel suolo (essa cade prima sopra le foglie, dopodiché cade a terra) e permetta con l’ausilio degli organismi che vivono nel terreno, (che scavano gallerie), la permeazione della stessa nella terra, alimentando le falde freatiche e diminuendo il carico dei fiumi. Difatti noi sappiamo che le alluvioni sono assai probabili laddove il territorio sia privo di piante e ci sia un eccesso di cementificazione. Nel terreno “nudo” l’acqua, non permea nel suolo, perché essa  seleziona la granulometria dello stesso, creando una stratificazione di particelle, dalla più piccola alla più grande, dal basso verso l’alto che ne impedisce l’assorbimento, facendolo diventare impermeabile. Questo vuol dire che l'acqua è in grado di percorrere la superficie del suolo, scivolando sul terreno e per gravità, nonché assetto del territorio, va ad alimentare il carico dei fiumi. La prova di questa tesi, ormai provata scientificamente ancora negli anni 70, può essere oggi constatata con una semplice passeggiata dopo un temporale in un luogo dove la vegetazione sia ancora presente, o osservare i ristagni d'acqua in quei terreni dove la vegetazione sia assente. Infatti passeggiare nell’erba alta, vuol dire bagnarsi completamente. Inoltre noi sappiamo che le piante sono soggette all’evapotraspirazione…quindi tolgono acqua dal suolo e lo rilasciano in atmosfera, completando il ciclo. Un altro problema è il sedimento portato dall’acqua stessa, che non trovando barriere come la vegetazione, finisce nel fiume riducendone la portata, e costringendo gli organi competenti a scavare annualmente i corsi, per mantenerli efficienti (relativamente…e con dei costi sostenuti). E allora, se è dagli anni 70 che si sanno queste cose, perché succedono le alluvioni? Le ragioni sono fondamentalmente tre. Cambiamenti climatici, conseguenza dell’eccessivo taglio di vegetazione e incremento dei gas serra; gestione del territorio da parte di persone poco competenti focalizzate sempre sul profitto, costruzione degli abitati nelle zone di esondazioni naturali dei fiumi, quindi in zone a rischio. Alcune figure professionali come la mia, ovvero il naturalista, non sono nemmeno prese in considerazione, sebbene invece sarebbero molto importanti. Alla domanda, “che cosa costa alla popolazione questo sistema di gestione?” Rispondete voi stessi, visto che vi ho sempre detto che la distruzione degli ecosistemi porta inevitabilmente ad un aumento dei costi, e viste le vicende accadute recentemente. Detto questo, cosa c’entra la Permacultura con le cose dette in precedenza? Ne parlerò nel prossimo post. Nel frattempo come sempre riflettete su quanto è stato menzionato.