Premessa

Questo sito nasce con l’idea di sensibilizzare le persone in campo ambientale e in termini di biodiversità ,facendo altresì della mia passione un lavoro. Da anni cerco di trovare un’alternativa alle normali pratiche agronomiche e di utilizzare la flora spontanea per creare giardini e coltivare la terra affinchè attirino specie animali tanto preziose per l’equilibrio naturale degli ecosistemi. Purtroppo le pratiche agricole e la gestione territoriale, spesso, riducono sempre più le aree naturali ,con la conseguente distruzione degli habitat portando inevitabilmente ad un considerevole calo di biodiversità. Considerando questa situazione mi sono sempre chiesto che cosa potessi fare per rallentare questo processo. Ebbene, cominciai a pensare che ognuno di noi avrebbe potuto fare la sua parte. Come? Trasformando il proprio giardino o il proprio terreno in un area che si avvicinasse sempre più ad un ambiente naturale. Che cosa serve prima di tutto per poter fare questo? Tanta pazienza e passione! Vedete, per distruggere un’area naturale ci vuole un tempo che varia da qualche ora…a qualche mese….ma per ricostruirla, ci vogliono anni, soprattutto nelle zone in cui l’impatto antropico è stato notevole. E i costi? Prima di parlare di costi bisogna chiedersi perché è così importante mantenere la diversità biologica e la salvaguardia degli ecosistemi. E se io non amo la natura perché credo che non sia importante? Be……vediamo….la natura ti da l’ossigeno, ti da il cibo…ti da l’acqua…..lavora i tuoi scarti, ti rilassa…in pratica ti mantiene in vita……Non è sufficiente questo per amarla?

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SALVARE IL PIANETA DA UNA DISTRUZIONE CERTA

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lunedì 14 ottobre 2013

I bioindicatori





Tutte le specie hanno particolari preferenze nei confronti dei caratteri dell’ambiente esterno, quindi se troviamo una comunità (specie con esigenze simili) possiamo ricavare per via indiretta conoscenze sul carattere di quel determinato ambiente, quindi la comunità ha un enorme potere informativo (es. una specie vegetale acidofila non garantisce che il suolo sia acido, ma una comunità di specie acidofile si).Specie e comunità animali e vegetali possono essere usati come bioindicatori. Essi sono generalmente utilizzati nelle tematiche legate a problemi di inquinamento atmosferico, idrico o del suolo. Secondo tale approccio viene definito “bioindicatore” un organismo che risponde con variazioni identificabili del suo stato a determinati livelli di inquinanti e “bioaccumulatore” un organismo che può essere usato per misurare la concentrazione della sostanza ottenendo risposte quantitative oltre che qualitative. Ora detto questo cosa c’entra con la permacultura o gli orti di città che stanno prendendo piede in questo ultimo periodo? Ora ve lo spiego subito. Tutto inizia sempre dal nostro concetto di Magnificazione biologica che è il fattore più importante. Come sempre chi non sapesse cosa sia basta che lo cerchi nell’archivio. Detto questo, vedo molte persone amanti della permacultura o del biologico, insegnare ad altri che per fare questo tipo di pratica, basta mettere un po’ di paglia qui, un paio di ramaglie di la e tutto per magia prende campo o piantare diverse piante, spesso alloctone ecc……se bastasse questa filosofia io non avrei da preoccuparmi. Nessuno però vi chiede, dove vi procurate il materiale, se il materiale che usate sia salutare per il terreno e quindi anche per voi stessi, se la zona in cui abitate è salubre e priva di inquinamento, se l’acqua con cui irrigate i campi sia priva di metalli pesanti, se le piogge che innaffiano la terra siano esenti da agenti chimici pericolosi per la salute ecc….anzi questi aspetti sembrano essere secondari. Facciamo un esempio pratico. Molti fanno pacciamatura con la paglia. A meno che voi non abbiate un terreno sufficiente che vi permetta di produrvela da soli (ma sarebbe relativamente biologica), l’acquistate da un normale contadino…ora il contadino come coltiva il suo frumento dal quale ricavate la paglia? Con il metodo industriale o biologico? Se è con il primo che prodotti da alla sua pianta? Ipotizziamo che dia pesticidi e diserbanti, pensate forse che la paglia ne sia priva? Assolutamente no…quindi quando voi la portate sul vostro terreno non fate altro che inquinarlo ulteriormente. Perchè fate permacultura? Credo che fondamentalmente sia per proteggere voi stessi da ciò che vi circonda…ma questo è davvero possibile? Lo è solo in parte, se non marginalmente. Quando non ho un’analisi chimica che mi permette di capire e conoscere a fondo ciò che mi circonda come posso fare? Utilizzo i bioindicatori……ma possono vivere i bioindicatori se non c’è un habitat sano? No…perché sono complementari….l’assenza di uno determina lo stato di un altro…..come sempre a voi le conclusioni.


lunedì 22 luglio 2013

Temperatura e rapporto con gli organismi.



Ecco qui i residui. Provate a casa anche voi, basta raccogliere l'acqua piovana alla prossima perturbazione.Poi la lasciate evaporare e infine controllate dentro il barattolo di vetro cosa c'è
La temperatura, è un altro tra i più importanti fattori climatici. Essa agisce direttamente sulle piante attraverso la sua influenza sulla rapidità con cui hanno luogo i processi fisiologici. In generale possiamo dire che ciascuna specie vegetale abbia una temperatura ottimale associata a ciascuna delle sue funzioni, come la fotosintesi, la fiorazione, la fruttificazione, la germinazione dei semi, e che esistano delle condizioni globali ottimali di temperatura annua per il suo sviluppo in termini di dimensioni e numero di individui. Vi sono anche delle temperature inferiori e superiori, le quali limitano le funzioni caratteristiche della pianta e così pure la sua stessa sopravvivenza. La temperatura agisce come fattore indiretto in molti altri modi. Una più elevata temperatura dell’aria aumenta la capacità in vapor d’acqua dell’aria stessa e provoca perciò una maggiore traspirazione, come pure una maggiore proporzione di perdite per evaporazione di acqua dal suolo. In generale più freddo è il clima più ridotto è il numero di specie capaci di sopravvivere. Un gran numero di specie di piante non può vivere al di sotto del punto di congelamento. La sopportazione del freddo è strettamente vincolata alla capacità della pianta di resistere alle rotture fisiche che accompagnano il congelamento dell’acqua. Se la pianta non ha i mezzi per liberarsi dell’acqua in eccesso, il congelamento di quell’acqua danneggerà i tessuti cellulari. E’ una legge della bioclimatologia quella secondo cui vi è un livello critico nella sollecitazione climatica oltre il quale una specie vegetale non può sopravvivere. Ne deriva che esisterà un confine geografico che segnerà anche i limiti della sua distribuzione. Negli ultimi anni, sebbene forse la maggior parte delle persone non ne  sia ancora totalmente consapevole, c’è stato un cambiamento a livello globale del clima. Le cose scritte precedentemente possono dare una piccola idea di come questo influisca sulle coltivazioni in genere. Una parte degli scienziati, che lavorano per le grosse multinazionali o con diverse agenzie nazionali e internazionali a questo problema hanno risposto in due modi distinti. Come sempre non si lavora mai alla radice del problema, ma si mette una toppa sperando di tirare avanti un altro po’, poiché in tal caso si potrebbe avere una perdita economica e si diminuirebbe il controllo delle masse (vi consiglio la lettura di qualche testo di Erich fromm). Detto questo le soluzioni adottate al problema climatico sono state sostanzialmente due: l’introduzione degli OGM nel mercato e le scie chimiche. E’ dagli anni 70 che si effettuano esperimenti sul clima. Oggi noi sappiamo che i solfati e altre sostanze come l’ossido di alluminio sono in grado di riflettere i raggi solari e quindi di diminuire la temperatura globale planetaria (non si è ancora capito che la natura non si può domare), ma allo stesso tempo cadono nel suolo con la pioggia  inquinandolo ulteriormente. Che effetto hanno queste sostanze sugli organismi? Sicuramente i solfati provocano piogge acide…..per quanto riguarda l’ossido di alluminio non ne ho idea, ma credo non sia salutare comunque. Quando le piogge sono acide ci si accorge che sono tali perché oltre a rimanere come residui nei contenitori d’acqua, provocano un generale ingiallimento delle foglie di tutte le specie vegetali. Che impatto hanno queste sostanze sull’uomo? Non ne ho idea, qualcuno di certo lo saprà, ma con ogni probabilità non ne parlerà per il semplice fatto che fanno male a priori. Personalmente posso dire che ho notato un’alterazione nella germinazione dei semi, una moria nelle vasche che ho di diversi bioindicatori, un ritardo nella crescita delle piante accentuato dagli sbalzi termici che si sono verificati nel periodo precedente. Vi riporto in ultima una frase di fromm che mi ha colpito particolarmente. “Le persone spesso preferiscono una bugia rassicurante che una realtà dolorosa”…come sempre a voi le conclusioni.


lunedì 15 luglio 2013

Si può applicare la visione pentadimensionale alla permacultura e il concetto di continuum?






Premetto che se qualcuno non ha letto i post precedenti, non può capire quest’ultimo. Detto questo veniamo al primo quesito. Come abbiamo visto per il fiume, nel concetto pentadimensionale, il fiume è caratterizzato da specifici flussi energetici. Ora se noi applicassimo questi concetti al sistema di permacultura potremmo così suddividere la cosa, anche se risulta essere più complessa:

1-longitudinale: Non avendo una sorgente e una foce, possiamo applicare il concetto rispetto ad un area in 360 gradi dal punto in cui noi pratichiamo la permacultura. In pratica noi dobbiamo considerare non solo di ciò che facciamo nel nostro terreno, ma anche di ciò che viene fatto nei terreni circostanti, senza scindere le due cose.

2-trasversale: in un certo senso completa il concetto longitudinale o più precisamente si integra formando un tutt’uno.

3-Verticale: credo che questo punto sia uno dei più importanti. Nel costruire un sistema permaculturale dobbiamo tenere conto non solo del suolo (sottosuolo e superficie) e delle sue caratteristiche, ma anche della parte superiore ad esso che si spinge verso l’atmosfera più alta (una stretta relazione tra clima e inquinamento, nonché altri aspetti non meno importanti).

4-Temporale: sappiamo che perché un terreno raggiunga lo stadio di climax, che sia permaculturale o non, ha bisogno di molto tempo. Il tempo è un fattore importante, per molti aspetti, perché dobbiamo saper pianificare come sarà il futuro della nostra area rispetto a tutte quelle varianti che possono modificarla (piogge acide, calo di biodiversità ecc).

5-nell’ambito del sistema territoriale, per l’evoluzione economica, sociale, culturale delle popolazioni residenti…..un aspetto molto importante….i limiti della permacultura sono fondati anche su questo.

Ora veniamo al concetto di continuum. Per la definizione, vi invito a leggervi il post specifico. Come abbiamo visto anche nel concetto pentadimensionale, non si può scindere il territorio, sebbene ognuno di noi pensi di poter isolarsi da tutto ciò che lo circonda. Questo perché, gli organismi non sono fissi nello spazio e nel tempo, come non lo sono le molecole i batteri, virus ecc…. ma si spostano. La permacultura si fonda principalmente sull’utilizzo delle reti alimentari e sulla consociazione di diverse specie vegetali, che insieme formano una comunità ecologica. Da naturalista devo fare alcune critiche, che rivolgo anche a me stesso. Nel sistema di agricoltura naturale si utilizzano specie animali che vivono in un determinato ecosistema o luogo del mondo (diversità di habitat). Spesso in questo ecosistema si trovano particolari specie vegetali e animali. Molte volte ci viene consigliato di piantare molte piante di origine alloctona o siamo spronati nell’utilizzo di organismi provenienti da altre parti del mondo. Noi naturalisti sappiamo però che la biodiversità non è solo minacciata dalle attività antropiche, e dall’inquinamento, ma anche dalle specie alloctone. Ecco perché vi ho sempre detto di lavorare prevalentemente con le specie del luogo in cui abitate. Il problema di fondo è che anche in ambito ecologico e biologico c’è un forte businness, e purtroppo come spesso accade l’ignoranza fa da padrone. Queste nuove specie possono oltre che entrare in competizione ibridarsi con le nostre..alterando ugualmente l’habitat circostante (concetto pentadimensionale e di continuum).E come sempre l’alterazione dell’habitat porta ad un disequilibrio chimico della zona che comunque nel tempo si ripercuote in ogni parte del globo. L’unica eccezione che andrebbe fatta, secondo me sarebbe verso le piante arboree ad uso alimentare, limitando e facendo ugualmente attenzione alla specie che si vuole introdurre, poiché con molta probabilità si dissemineranno spontaneamente al di fuori del nostro terreno. Capisco che nei concetti esposti vi sia un po’ di contraddizione, ma è giusto che sappiate anche queste cose. Per salvare la terra (anche se è difficile, per me impossibile, oramai che si salvi) non serve solo fare permacultura, ma la si deve fare ugualmente con responsabilità e conoscenza, altrimenti il lavoro è praticamente inutile.


ibridazione di coccinella septempunctata (italiana) e harmonia axyridis (asiatica)

giovedì 6 giugno 2013

La visione pentadimensionale e il motivo per cui ci sono le alluvioni

I corsi d’acqua - le aree riparie - i corridoi fluviali costituiscono sistemi ad elevata
complessità ambientale, territoriale, paesaggistica e legislativa. Sono caratterizzati da specifici
flussi, da scambi di materia e di energia, da intense interrelazioni e interconnessioni che si
articolano e interagiscono in un contesto pentadimensionale,

1. longitudinale: dalla sorgente alla foce;

2. trasversale: alveo fluviale - aree riparie – corridoio fluviale;

3. verticale: colonna d’acqua – alveo – ambiente interstiziale e freatico - acquiferi profondi;

4. temporale: per l’adattamento dei cicli biologici dei biota (che partecipano stabilmente o
parzialmente ai processi trofico – funzionali) alle variazioni stagionali e morfoidrologiche
degli ambienti fluviali e per le loro migrazioni, costituendo, per quest’ultimo
aspetto, una vulnerabile ma capillare e continua rete ecologica;

5. nell’ambito del sistema territoriale, per l’evoluzione economica, sociale, culturale delle
popolazioni residenti.

In tal senso, i corridoi fluviali rappresentano aree ad elevata vulnerabilità, per le modalità
dello sviluppo antropico che hanno determinato, in molte zone, a causa dei contrastanti usi
delle risorse legate al fiume e al territorio:
. rischio di perdita della biodiversità e della funzionalità dei processi, da cui dipende la
conservazione delle risorse e lo sviluppo antropico,
. pericolo di esondazione,
. perdita dell’identità culturale – storico – ambientale sintetizzata nel paesaggio fluviale.


Le piante e gli organismi, in tutto questo hanno un ruolo chiave. E’ risaputo come la vegetazione, ritardi la caduta dell’acqua nel suolo (essa cade prima sopra le foglie, dopodiché cade a terra) e permetta con l’ausilio degli organismi che vivono nel terreno, (che scavano gallerie), la permeazione della stessa nella terra, alimentando le falde freatiche e diminuendo il carico dei fiumi. Difatti noi sappiamo che le alluvioni sono assai probabili laddove il territorio sia privo di piante e ci sia un eccesso di cementificazione. Nel terreno “nudo” l’acqua, non permea nel suolo, perché essa  seleziona la granulometria dello stesso, creando una stratificazione di particelle, dalla più piccola alla più grande, dal basso verso l’alto che ne impedisce l’assorbimento, facendolo diventare impermeabile. Questo vuol dire che l'acqua è in grado di percorrere la superficie del suolo, scivolando sul terreno e per gravità, nonché assetto del territorio, va ad alimentare il carico dei fiumi. La prova di questa tesi, ormai provata scientificamente ancora negli anni 70, può essere oggi constatata con una semplice passeggiata dopo un temporale in un luogo dove la vegetazione sia ancora presente, o osservare i ristagni d'acqua in quei terreni dove la vegetazione sia assente. Infatti passeggiare nell’erba alta, vuol dire bagnarsi completamente. Inoltre noi sappiamo che le piante sono soggette all’evapotraspirazione…quindi tolgono acqua dal suolo e lo rilasciano in atmosfera, completando il ciclo. Un altro problema è il sedimento portato dall’acqua stessa, che non trovando barriere come la vegetazione, finisce nel fiume riducendone la portata, e costringendo gli organi competenti a scavare annualmente i corsi, per mantenerli efficienti (relativamente…e con dei costi sostenuti). E allora, se è dagli anni 70 che si sanno queste cose, perché succedono le alluvioni? Le ragioni sono fondamentalmente tre. Cambiamenti climatici, conseguenza dell’eccessivo taglio di vegetazione e incremento dei gas serra; gestione del territorio da parte di persone poco competenti focalizzate sempre sul profitto, costruzione degli abitati nelle zone di esondazioni naturali dei fiumi, quindi in zone a rischio. Alcune figure professionali come la mia, ovvero il naturalista, non sono nemmeno prese in considerazione, sebbene invece sarebbero molto importanti. Alla domanda, “che cosa costa alla popolazione questo sistema di gestione?” Rispondete voi stessi, visto che vi ho sempre detto che la distruzione degli ecosistemi porta inevitabilmente ad un aumento dei costi, e viste le vicende accadute recentemente. Detto questo, cosa c’entra la Permacultura con le cose dette in precedenza? Ne parlerò nel prossimo post. Nel frattempo come sempre riflettete su quanto è stato menzionato.

giovedì 2 maggio 2013

Il concetto di continuum


Generalmente il continuum è un gradiente delle condizioni ambientali che riflette i cambiamenti nella composizione della comunità. Solitamente questo concetto viene applicato al fiume, divenendo così il continuum fluviale (il gradiente, dalla sorgente alla foce). Tratterò inizialmente questo, per farvi conoscere e valutare alcuni fatti di cronaca che ultimamente accadono spesso e successivamente porterò il concetto al sistema permaculturale. Nel sistema fiume, questo concetto, descrive un modello della fase di discesa del ciclo dell’acqua ed evidenzia come le comunità biotiche si adattino ai cambiamenti  delle condizioni ambientali. I corsi d’acqua a livello delle sorgenti sono piccoli e spesso del tutto in ombra per cui soltanto poca energia luminosa è disponibile per le comunità acquatiche .I consumatori dipendono soprattutto dalle foglie e da altro detrito organico che perviene nel bacino idrografico. L’ecosistema sorgentizio è eterotrofo (ovvero si nutre di altri),mentre le zone centrali di un fiume sono ampie, non all’ombra per molto tempo e meno dipendenti dalla materia organica importata dal bacino imbrifero poiché le alghe autotrofe e le macrofite acquatiche (piante o alghe) forniscono la produzione primaria netta. Nella zona più bassa dei fiumi, la velocità della corrente è ridotta e l’acqua è generalmente più profonda con fondali fangosi, si ha una diminuzione della luce e il fiume torna ad essere eterotrofo. Oltre a questo, aggiungo un'altra nozione, ovvero quella del concetto di ritmo di piena. Mentre il concetto di continuum del fiume descrive un corso d’acqua sia lateralmente che longitudinalmente , il secondo, include il corso sia longitudinalmente che lateralmente includendo tanto il fiume che le zone ripariali. Questo concetto ritiene che le piene periodiche sono un evento naturale a cui le comunità biotiche risultano adattate. L’annuale aumento e riduzione della portata, estende il fiume nell’alveo di piena, per cui il sistema fluviale include non soltanto il canale principale di flusso ma anche canali laterali all’alveo di piena. Questa zona presenta una produttiva foresta ripariale, una varietà di habitat acquatici ed un gradiente di specie vegetali adatte alle differenti portate stagionali di piena e di secca. Le acque di piena portano periodicamente anche gli avanotti di pesci e gli invertebrati acquatici in queste periodiche aree nursery. Allorquando le acque si ritirano, viene stimolato il tasso di decomposizione, la ricrescita delle erbe e dei cespugli nonché l’incremento di abbondanza dei piccoli mammiferi. La trasformazione in canale dei fiumi, la costruzione di dighe e l’aumento dell’inquinamento compromettono i concetti del continuum fluviale e del ritmo di piena. Come dovunque nella biosfera, gli organismi non si adattano passivamente alle variazioni dell’ambiente fisico. L’azione combinata degli animali fluviali, ad esempio, permette il riciclo dei nutrienti e ne riduce le perdite a valle verso l’oceano. Insetti acquatici, pesci e altri organismi raccolgono i materiali organici particolati e disciolti, che sono trasportati e riciclati attraverso la catena alimentare. L’argomento sicuramente continua, ma in un altro post. Come sempre voglio porvi delle domande……trovate una relazione tra i cambiamenti climatici, le esondazioni distruttive e il sistema permaculturale con i concetti qui elencati?

lunedì 22 aprile 2013

Impollinazione bassa a causa di mancanza di animali…….anno 2013….inizio di una catastrofe prevista, ma non presa seriamente.


Le piante non sono in grado di muoversi per trovare cibo e riparo, o per cercarsi un compagno. In generale esse  debbono soddisfare questi bisogni mediante la crescita e attraverso le strutture che producono. Molte angiosperme (piante a fiore) hanno sviluppato un’ insieme di caratteristiche che, in realtà, permettono loro una mobilità diretta nella ricerca di un compagno: questo insieme di caratteristiche si estrinseca nel fiore. Attraendo insetti e altri animali con i fiori e dirigendo il comportamento di questi animali così da garantire un’elevata frequenza di impollinazione incrociata, le angiosperme hanno così superato il problema costituito dal fatto che sono radicate al suolo. Le più antiche piante a seme erano impollinate passivamente. Grandi quantità di polline venivano disperse dal vento, giungendo nelle vicinanze di un ovulo soltanto per caso. Successivamente , grazie agli insetti che si nutrivano di polline, si riuscì ad avere una regolare presenza da parte degli stessi che regolarmente tornavano a queste fonti di cibo e trasferivano così il polline da pianta a pianta. Tale sistema è più efficiente dell’impollinazione passiva da parte del vento e permette un’impollinazione molto più efficace impiegando meno granelli di polline Quanto più attraenti le piante si rendevano per gli insetti, tanto più frequentemente esse sarebbero state visitate e tanti più semi avrebbero prodotto. A ciò sono seguiti importanti sviluppi evolutivi .Per esempio piante che avevano fiori offrivano particolari fonti di cibo ai loro impollinatori e avevano un vantaggio selettivo. Perchè ho voluto parlarvi di questo. Io abito al nord, e purtroppo vivo in una zona molto antropizzata. Come spesso ho detto l’agricoltura moderna è divenuta un ciclo industriale, non è più la vera agricoltura di un tempo, dove il contadino viveva in equilibrio con l’ambiente naturale, da cui ricavava molte risorse. Questo perché le persone guardano solo il profitto e se ne fregano delle loro pratiche devastanti. Detto questo, quest’anno si è visto un calo drastico di insetti, compreso quelli impollinatori. Anzi per la verità non ne ho ancora visto uno e l’impollinazione è stata davvero scarsa…forse quel poco che c’è stato è grazie alle mosche, ben presenti per gli allevamenti. Oggi si parla di biologico…ormai, un’altra moda per fare businness e prendere i finanziamenti europei, come spesso mi sono sentito dire. E devo dire che molti si sono arricchiti con questa cosa. Detto questo….sappiate che l’uomo, è un essere limitato. Mi vengono in mente due frasi di Eistein e le riporto sempre per farvi riflettere: il prima diceva questo, “due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”….la seconda era questa: “quando le api scompariranno, all’uomo resteranno solo 4 anni di vita”. Le persone distruggono il pianeta per guadagnare denaro, pensando di garantire ai loro figli la sopravvivenza……è una valutazione molto sbagliata…..non sono i soldi che ci mantengono in vita, ma l’ambiente con tutta la sua complessità….Io lo sosterrò fino alla morte…..la gran parte del danno ambientale è stato per una politica “mangereccia e disonesta” tipica italiana…..e un’agricoltura completamente errata sotto molti profili. Ma vi dico con altrettanta convinzione che raccoglierete quello che avete seminato.

domenica 24 marzo 2013

Selezione r - selezione K e capacità portante


Il rapporto tra energia riproduttiva ed energia di mantenimento varia non solo con le dimensioni degli organismi e il loro tipo di ciclo vitale, ma anche con la densità di popolazione e la capacità portante. In ambienti scarsamente affollati, le pressioni selettive favoriscono specie con un elevato potenziale riproduttivo; al contrario, le condizioni  di affollamento favoriscono organismi con un più potenziale di accrescimento, ma migliori capacità di utilizzare e di competere per le risorse limitate. Questi due modelli opposti vengono chiamati rispettivamente selezione r e selezione k.

Possiamo riassumere qui le caratteristiche delle due selezioni:



Attribuito                                           selezione r                                        selezione k
Clima:                                                 imprevedibile                                       prevedibile
Dimensioni della popolazione:          variabile nel tempo                               costante nel tempo
Competizione:                                          ridotta                                               intensa
Favori della selezione:                       sviluppo rapido                                   sviluppo lento
                                                        riproduzione precoce                       riproduzione ritardata
                                                 piccola dimensione corporea              grande dimensione corporea
                                                        progenie numerosa                               progenie scarsa    
Durata della vita :                                    breve (<1)                                     lunga (>1 anno)
Stadio della successione                         precoce                                            ultimo culmine
Conduce a:                                          produttività                                           Efficienza
Esempio:                                                 insetti                                            animali superiori

Le classificazioni in K ed r strateghi possono essere considerate delle supersemplificazioni, dato che molte popolazioni presentano delle situazioni variabili o intermedie, anche se si parla sempre di strategia a seconda dell’ambiente. Solitamente, ambienti incerti o disturbati favoriscono la selezione r. La distruzione ambientale favorisce l’insediamento di queste specie con danni all’economia…..per esempio gli insetti, (quindi anche quelli patogeni), sono a strategia r. Detto questo vorrei introdurre un altro concetto, che è quello della capacità portante. In termini di energetica a livello di ecosistema, ciò che è nota come capacità portante è raggiunta quando tutta l’energia disponibile in entrata è richiesta per sostenere tutte le strutture e funzioni di base, cioè quando P (produzione) equivale a R (mantenimento respiratorio).La quantità di biomassa che può essere sostenuta sotto queste condizioni è conosciuta come massima capacità portante ed è indicata con la lettera maiuscola K nei modelli teorici. Che cosa vuol dire questo. Che anche il pianeta terra nella sua complessità ha una sua capacità portante. Perchè ho voluto introdurre questo argomento importante. Perchè purtroppo la quantità di risorse, le varie specie, assieme ai cicli biogeochimici determinano questa capacità. Mano a mano che nel mondo questi elementi scompaiono, si riduce il valore di K. E cosa vuol dire questo? Che purtroppo non c’è spazio per tutti, vuol dire che il pianeta non è in grado di sostenere tutta la complessità della vita, compresa quella umana. Se vi ricordate, all’inizio del blog, ho sottolineato come sia importante salvaguardare gli ecosistemi per varie ragioni, non etiche ma di vita. Una riduzione di risorse, vuol dire inevitabilmente un aumento della competizione. ed è qui che nascono i problemi…vi lascio un piccolo esempio attuale per portarvi ad una profonda riflessione….la crisi finanziaria mondiale, ha portato ad un calo dell’occupazione…con non poche problematiche.. ora pensate se le cose essenziali che ci tengono in vita come aria, cibo e acqua dovessero essere  accessibili a pochissime persone…che cosa succederebbe? A quale tipo di selezione appartiene secondo voi l'uomo? A voi le conclusioni……

giovedì 14 febbraio 2013

Organismi utili: Parte 2




Cento piedi e mille piedi. Questi organismi, vivono in luoghi umidi e a seconda della specie possono essere o predatori o detritivori, quindi organismi molto utili per le svariate funzioni che possono svolgere.Li troviamo spesso nel legno marcescente. Questa è una delle ragioni per cui è molto utile lasciare tronchi e rami nel terreno, poiché vi trovano l’habitat ideale. I predatori si nutrono di invertebrati vari, i detritivori invece di foglie, legno e resti della decomposizione.

Crostacei (armadillo).Questo buffo animaletto è un crostaceo adattatosi alla vita terrestre, vive sempre in zone umide del suolo e si nutre di vegetali e piccoli animali morti, contribuendo alla costituzione del suolo.


Lombrichi. I lombrichi vivono nel sottosuolo, e si cibano di sostanze organiche e terriccio. Svolgono un’azione chimica di ricambio biologico del terreno, rendendolo più poroso e migliorandone il drenaggio.



Coleotteri. Anche qui troviamo diversi modi di nutrirsi. Non tutti i coleotteri sono dannosi, anzi molti sono utili svolgendo attività predatrice. Tra i più conosciuti troviamo la famosa coccinella, la lucciola e tanti altri.



Sembrerà buffo, ma al mondo esistono milioni di organismi, e tutti loro svolgono un ruolo unico e cruciale. Descriverli uno alla volta, sarebbe un lavoro interminabile e laborioso, nonché inutile. Spesso sentiamo parlare sempre degli stessi, dimenticandoci che i più importanti sono piccoli, nascosti nonché poco conosciuti. Non serve essere zoologi, botanici o microbiologi per coltivare naturalmente. Certo tutto aiuta, ma il segreto sta nel costruire un ecosistema e lasciare che tutti questi organismi vivano nello stesso e lavorino per noi. E come lo fanno? Semplicemente vivendo secondo il  ruolo che la natura gli ha dato. Il fatto che alcuni di essi siano diventati delle piaghe, come è stato detto, è frutto dell’intervento umano sull’equilibrio naturale. Con la menzogna, gli interessi e l’avidità si è entrati in un giro vizioso che porterà con ogni probabilità alla distruzione. Questo perché ricordo che per distruggere basta poco, ma per ricostruire serve molto tempo….quindi come diceva Masanobu imitate la natura, osservate cosa succede allo stato naturale, e trarrete da essa molti insegnamenti su come coltivare la terra e proteggere i suoi importanti collaboratori.

giovedì 24 gennaio 2013

Organismi utili: Parte 1


Ho parlato spesso di ecosistema, di come dovrebbe essere…….ora diamo uno sguardo agli organismi utili che spesso abitano l’orto o il frutteto, non solo tra i vegetali, ma anche nel suolo. Per esemplificare, non farò una descrizione precisa a livello tassonomico o scientifico, ma mi soffermerò come sempre a concetti semplici per non rendere la vita difficile ai lettori. Generalmente possiamo dire che gli organismi che vivono in un determinato habitat appartengono a molte specie diverse, e questo fa si che essi abbiano sia modo di vivere che di nutrirsi diversificato.


I predatori utili

I ragni: Un predatore d’eccellenza è il ragno. I ragni, generalmente non hanno prede specifiche e quindi sono molto utili nel tenere sotto controllo molte specie dannose. Molti catturano la loro preda costruendo una tela; altri invece attendono la preda mimetizzandosi tra la vegetazione degli ortaggi e delle erbe selvatiche. Come sempre, più specie di ragni diversi abbiamo e migliore sarà la nostra difesa. Anche le dimensioni sono molto importanti. Per esempio nella mia esperienza i ragni di piccola taglia sono molto utili e abili nel catturare farfalle e mosche di piccola taglia, spesso ignorate da quelli più grandi. C’è una stretta relazione tra il tipo di preda e le dimensioni, nonché tra il modo di cacciare e il periodo nel corso della giornata. Ho notato che il cambiamento del clima (aumento delle temperature), ha cambiato le abitudini di alcuni. Difatti, temperature troppo elevate, arrestano l’attività di alcune specie, che viene spostata nelle ore più fresche della giornata o addirittura nelle ore notturne. La diversità biologica vegetale, serve per avere una diversità biologica animale. Se ricordate, ho sempre suggerito di piantare nel terreno piante autoctone….Questo per attirare e mantenere specie animali autoctone. Riassumendo, possiamo dire che qualsiasi specie di ragno può essere utile allo scopo. L’utilizzo di pesticidi elimina la possibilità di avere questo tipo di aiuto. Una volta che si instaureranno delle comunità, esse si riprodurranno e ogni anno avrete assicurata una progenie pronta ad aiutarvi la primavera successiva, diminuendo come sempre i costi di gestione.

teca di mantide
Le mantidi: Credo che la maggior parte di voi abbia visto una mantide, e credo che purtroppo molti impauriti dal suo aspetto, ne abbia uccisa almeno qualcuna, credendola pericolosa. Anche la mantide è un predatore generalista e quindi può essere molto utile per tenere sotto controllo vari tipi di insetti. Il difetto a mio avviso di questa specie, è che alcune volte preda anche insetti utili, soprattutto bombi, ma è anche vero che caccia cimici come nezara viridula o cimice verde. Anche la mantide non è di difficile allevamento. Ogni anno depone più teche tra le piante prima di morire e quindi ci si può assicurare una buona popolazione per l’anno successivo. Purtroppo a causa di variazioni stagionali ed escursioni termiche  ho notato un’alterazione nello sviluppo delle uova, che possono schiudersi o precocemente, (il male minore) o in ritardo, compromettendo lo sviluppo dell’insetto che a stento raggiungerà la fase riproduttiva ( ho notato anche una riduzione nelle dimensioni degli esemplari).








L'argomento continua......

venerdì 11 gennaio 2013

Come preparare il terreno durante il periodo invernale





Come spesso ho detto, il suolo, non è solo un mucchio di terra associato a organismi, ma è un qualcosa di più complesso. Nel periodo invernale, possiamo fare diverse cose per aiutare il nostro piccolo ecosistema a crescere e a divenire sempre più vicino ad uno stato naturale. Sfatiamo il mito e l’errata convinzione che le foglie e i rami nel terreno equivalgono a sporco o a terreno fertile per i parassiti. Anzi, il lasciare foglie e rami nella terra apporta molti vantaggi, non solo legati alla fertilizzazione della stessa, ma anche all’instaurarsi di una comunità biotica che lavorerà al posto nostro. Ricordo che prima della comparsa dell’uomo, la terra ha sempre prolificato autonomamente. Questo punto, per molti è difficile da digerire, ma vorrei sottolineare come molta gente non abbia una chiara idea di come funzioni il sistema terra e di come la vita sia straordinariamente meravigliosa proprio per la sua complessità. Un esempio concreto di quello che sto dicendo lo troviamo nel bosco. Qual’ è il bosco che non presenti un’ insieme di ramaglie, foglie e legno marcescente? Solo quello dove viene fatta manutenzione da parte dell’uomo e devo dire che anche molti studiosi sono favorevoli a questo tipo di pratica. Constatando che nella nostra presunzione stiamo distruggendo un pianeta, io penso che per un attimo dovremmo soffermarci sul fatto che forse abbiamo ancora tanto da imparare. Detto questo, nel substrato creato con foglie e ramaglie svernano molti organismi utili, soprattutto artropodi, specializzati nel consumare il materiale che si trova nel suolo stesso. Questi biotrituratori svolgendo il loro naturale processo ecologico, ovvero consumando e triturando il materiale, con la collaborazione di batteri e funghi lo rendono disponibile alle le piante, completando così il ciclo. Ci sono anche altri vantaggi nel creare uno strato di ramaglie, foglie e altri prodotti vegetali e cioè si evita il compattamento del suolo, poiché questo strato ammortizza il nostro peso durante il nostro passaggio, ovvero durante i periodi lavorativi di raccolta semina o potatura. Associando questo metodo al lavoro utile degli organismi del suolo, otteniamo uno strato completamente naturale dove il terreno diventa molto più poroso e quindi diviene strutturalmente ottimo per i nostri vegetali. Altro vantaggio di questa pratica è che si crea un microclima, molto utile durante le escursioni termiche del periodo invernale o estivo dovute ai cambiamenti climatici. Inoltre come per la pacciamatura, poiché questa non lo è anche se lo può sembrare, si diminuisce l’evaporazione dell’acqua. A distanza di tempo, come per il bosco si formano acidi umici, utili per le piante, si apportano molti elementi al terreno necessari per ottenere un buon raccolto, non si usano attrezzature meccaniche per lavorare la terra, visto che al posto loro ci sono artropodi, batteri e funghi  e quindi si diminuiscono i costi di gestione, nonché il lavoro.




Immagini agricoltura naturale

mix di piante da orto associate alle piante da frutto


ecco come dovrebbe essere il terreno....ma non solo...alcune parti sono ricoperti da erbacce


sulle foglie e sui frutti c'è qualcosa...non è un prodotto chimico, ma è di origine naturale...un esperimento contro i funghi



pianta di melone che cresce spontaneamente