Premessa

Questo sito nasce con l’idea di sensibilizzare le persone in campo ambientale e in termini di biodiversità ,facendo altresì della mia passione un lavoro. Da anni cerco di trovare un’alternativa alle normali pratiche agronomiche e di utilizzare la flora spontanea per creare giardini e coltivare la terra affinchè attirino specie animali tanto preziose per l’equilibrio naturale degli ecosistemi. Purtroppo le pratiche agricole e la gestione territoriale, spesso, riducono sempre più le aree naturali ,con la conseguente distruzione degli habitat portando inevitabilmente ad un considerevole calo di biodiversità. Considerando questa situazione mi sono sempre chiesto che cosa potessi fare per rallentare questo processo. Ebbene, cominciai a pensare che ognuno di noi avrebbe potuto fare la sua parte. Come? Trasformando il proprio giardino o il proprio terreno in un area che si avvicinasse sempre più ad un ambiente naturale. Che cosa serve prima di tutto per poter fare questo? Tanta pazienza e passione! Vedete, per distruggere un’area naturale ci vuole un tempo che varia da qualche ora…a qualche mese….ma per ricostruirla, ci vogliono anni, soprattutto nelle zone in cui l’impatto antropico è stato notevole. E i costi? Prima di parlare di costi bisogna chiedersi perché è così importante mantenere la diversità biologica e la salvaguardia degli ecosistemi. E se io non amo la natura perché credo che non sia importante? Be……vediamo….la natura ti da l’ossigeno, ti da il cibo…ti da l’acqua…..lavora i tuoi scarti, ti rilassa…in pratica ti mantiene in vita……Non è sufficiente questo per amarla?

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lunedì 22 luglio 2013

Temperatura e rapporto con gli organismi.



Ecco qui i residui. Provate a casa anche voi, basta raccogliere l'acqua piovana alla prossima perturbazione.Poi la lasciate evaporare e infine controllate dentro il barattolo di vetro cosa c'è
La temperatura, è un altro tra i più importanti fattori climatici. Essa agisce direttamente sulle piante attraverso la sua influenza sulla rapidità con cui hanno luogo i processi fisiologici. In generale possiamo dire che ciascuna specie vegetale abbia una temperatura ottimale associata a ciascuna delle sue funzioni, come la fotosintesi, la fiorazione, la fruttificazione, la germinazione dei semi, e che esistano delle condizioni globali ottimali di temperatura annua per il suo sviluppo in termini di dimensioni e numero di individui. Vi sono anche delle temperature inferiori e superiori, le quali limitano le funzioni caratteristiche della pianta e così pure la sua stessa sopravvivenza. La temperatura agisce come fattore indiretto in molti altri modi. Una più elevata temperatura dell’aria aumenta la capacità in vapor d’acqua dell’aria stessa e provoca perciò una maggiore traspirazione, come pure una maggiore proporzione di perdite per evaporazione di acqua dal suolo. In generale più freddo è il clima più ridotto è il numero di specie capaci di sopravvivere. Un gran numero di specie di piante non può vivere al di sotto del punto di congelamento. La sopportazione del freddo è strettamente vincolata alla capacità della pianta di resistere alle rotture fisiche che accompagnano il congelamento dell’acqua. Se la pianta non ha i mezzi per liberarsi dell’acqua in eccesso, il congelamento di quell’acqua danneggerà i tessuti cellulari. E’ una legge della bioclimatologia quella secondo cui vi è un livello critico nella sollecitazione climatica oltre il quale una specie vegetale non può sopravvivere. Ne deriva che esisterà un confine geografico che segnerà anche i limiti della sua distribuzione. Negli ultimi anni, sebbene forse la maggior parte delle persone non ne  sia ancora totalmente consapevole, c’è stato un cambiamento a livello globale del clima. Le cose scritte precedentemente possono dare una piccola idea di come questo influisca sulle coltivazioni in genere. Una parte degli scienziati, che lavorano per le grosse multinazionali o con diverse agenzie nazionali e internazionali a questo problema hanno risposto in due modi distinti. Come sempre non si lavora mai alla radice del problema, ma si mette una toppa sperando di tirare avanti un altro po’, poiché in tal caso si potrebbe avere una perdita economica e si diminuirebbe il controllo delle masse (vi consiglio la lettura di qualche testo di Erich fromm). Detto questo le soluzioni adottate al problema climatico sono state sostanzialmente due: l’introduzione degli OGM nel mercato e le scie chimiche. E’ dagli anni 70 che si effettuano esperimenti sul clima. Oggi noi sappiamo che i solfati e altre sostanze come l’ossido di alluminio sono in grado di riflettere i raggi solari e quindi di diminuire la temperatura globale planetaria (non si è ancora capito che la natura non si può domare), ma allo stesso tempo cadono nel suolo con la pioggia  inquinandolo ulteriormente. Che effetto hanno queste sostanze sugli organismi? Sicuramente i solfati provocano piogge acide…..per quanto riguarda l’ossido di alluminio non ne ho idea, ma credo non sia salutare comunque. Quando le piogge sono acide ci si accorge che sono tali perché oltre a rimanere come residui nei contenitori d’acqua, provocano un generale ingiallimento delle foglie di tutte le specie vegetali. Che impatto hanno queste sostanze sull’uomo? Non ne ho idea, qualcuno di certo lo saprà, ma con ogni probabilità non ne parlerà per il semplice fatto che fanno male a priori. Personalmente posso dire che ho notato un’alterazione nella germinazione dei semi, una moria nelle vasche che ho di diversi bioindicatori, un ritardo nella crescita delle piante accentuato dagli sbalzi termici che si sono verificati nel periodo precedente. Vi riporto in ultima una frase di fromm che mi ha colpito particolarmente. “Le persone spesso preferiscono una bugia rassicurante che una realtà dolorosa”…come sempre a voi le conclusioni.


lunedì 15 luglio 2013

Si può applicare la visione pentadimensionale alla permacultura e il concetto di continuum?






Premetto che se qualcuno non ha letto i post precedenti, non può capire quest’ultimo. Detto questo veniamo al primo quesito. Come abbiamo visto per il fiume, nel concetto pentadimensionale, il fiume è caratterizzato da specifici flussi energetici. Ora se noi applicassimo questi concetti al sistema di permacultura potremmo così suddividere la cosa, anche se risulta essere più complessa:

1-longitudinale: Non avendo una sorgente e una foce, possiamo applicare il concetto rispetto ad un area in 360 gradi dal punto in cui noi pratichiamo la permacultura. In pratica noi dobbiamo considerare non solo di ciò che facciamo nel nostro terreno, ma anche di ciò che viene fatto nei terreni circostanti, senza scindere le due cose.

2-trasversale: in un certo senso completa il concetto longitudinale o più precisamente si integra formando un tutt’uno.

3-Verticale: credo che questo punto sia uno dei più importanti. Nel costruire un sistema permaculturale dobbiamo tenere conto non solo del suolo (sottosuolo e superficie) e delle sue caratteristiche, ma anche della parte superiore ad esso che si spinge verso l’atmosfera più alta (una stretta relazione tra clima e inquinamento, nonché altri aspetti non meno importanti).

4-Temporale: sappiamo che perché un terreno raggiunga lo stadio di climax, che sia permaculturale o non, ha bisogno di molto tempo. Il tempo è un fattore importante, per molti aspetti, perché dobbiamo saper pianificare come sarà il futuro della nostra area rispetto a tutte quelle varianti che possono modificarla (piogge acide, calo di biodiversità ecc).

5-nell’ambito del sistema territoriale, per l’evoluzione economica, sociale, culturale delle popolazioni residenti…..un aspetto molto importante….i limiti della permacultura sono fondati anche su questo.

Ora veniamo al concetto di continuum. Per la definizione, vi invito a leggervi il post specifico. Come abbiamo visto anche nel concetto pentadimensionale, non si può scindere il territorio, sebbene ognuno di noi pensi di poter isolarsi da tutto ciò che lo circonda. Questo perché, gli organismi non sono fissi nello spazio e nel tempo, come non lo sono le molecole i batteri, virus ecc…. ma si spostano. La permacultura si fonda principalmente sull’utilizzo delle reti alimentari e sulla consociazione di diverse specie vegetali, che insieme formano una comunità ecologica. Da naturalista devo fare alcune critiche, che rivolgo anche a me stesso. Nel sistema di agricoltura naturale si utilizzano specie animali che vivono in un determinato ecosistema o luogo del mondo (diversità di habitat). Spesso in questo ecosistema si trovano particolari specie vegetali e animali. Molte volte ci viene consigliato di piantare molte piante di origine alloctona o siamo spronati nell’utilizzo di organismi provenienti da altre parti del mondo. Noi naturalisti sappiamo però che la biodiversità non è solo minacciata dalle attività antropiche, e dall’inquinamento, ma anche dalle specie alloctone. Ecco perché vi ho sempre detto di lavorare prevalentemente con le specie del luogo in cui abitate. Il problema di fondo è che anche in ambito ecologico e biologico c’è un forte businness, e purtroppo come spesso accade l’ignoranza fa da padrone. Queste nuove specie possono oltre che entrare in competizione ibridarsi con le nostre..alterando ugualmente l’habitat circostante (concetto pentadimensionale e di continuum).E come sempre l’alterazione dell’habitat porta ad un disequilibrio chimico della zona che comunque nel tempo si ripercuote in ogni parte del globo. L’unica eccezione che andrebbe fatta, secondo me sarebbe verso le piante arboree ad uso alimentare, limitando e facendo ugualmente attenzione alla specie che si vuole introdurre, poiché con molta probabilità si dissemineranno spontaneamente al di fuori del nostro terreno. Capisco che nei concetti esposti vi sia un po’ di contraddizione, ma è giusto che sappiate anche queste cose. Per salvare la terra (anche se è difficile, per me impossibile, oramai che si salvi) non serve solo fare permacultura, ma la si deve fare ugualmente con responsabilità e conoscenza, altrimenti il lavoro è praticamente inutile.


ibridazione di coccinella septempunctata (italiana) e harmonia axyridis (asiatica)