Premessa

Questo sito nasce con l’idea di sensibilizzare le persone in campo ambientale e in termini di biodiversità ,facendo altresì della mia passione un lavoro. Da anni cerco di trovare un’alternativa alle normali pratiche agronomiche e di utilizzare la flora spontanea per creare giardini e coltivare la terra affinchè attirino specie animali tanto preziose per l’equilibrio naturale degli ecosistemi. Purtroppo le pratiche agricole e la gestione territoriale, spesso, riducono sempre più le aree naturali ,con la conseguente distruzione degli habitat portando inevitabilmente ad un considerevole calo di biodiversità. Considerando questa situazione mi sono sempre chiesto che cosa potessi fare per rallentare questo processo. Ebbene, cominciai a pensare che ognuno di noi avrebbe potuto fare la sua parte. Come? Trasformando il proprio giardino o il proprio terreno in un area che si avvicinasse sempre più ad un ambiente naturale. Che cosa serve prima di tutto per poter fare questo? Tanta pazienza e passione! Vedete, per distruggere un’area naturale ci vuole un tempo che varia da qualche ora…a qualche mese….ma per ricostruirla, ci vogliono anni, soprattutto nelle zone in cui l’impatto antropico è stato notevole. E i costi? Prima di parlare di costi bisogna chiedersi perché è così importante mantenere la diversità biologica e la salvaguardia degli ecosistemi. E se io non amo la natura perché credo che non sia importante? Be……vediamo….la natura ti da l’ossigeno, ti da il cibo…ti da l’acqua…..lavora i tuoi scarti, ti rilassa…in pratica ti mantiene in vita……Non è sufficiente questo per amarla?

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giovedì 26 aprile 2012

Forme biologiche (botanica)


L’ambiente induce le piante ad adottare delle strategie per sopravvivere alla stagione avversa( difficile), e per questo,  specie diverse,  possono presentare forme di adattamento identiche se sottoposte a stimoli ambientali simili. Da questo, se ne trae un raggruppamento che viene definito forma biologica. Rankier, divise in categorie le piante vascolari a seconda dei sistemi  adottati per proteggere gli organi perennanti durante la stagione avversa (arida estiva o fredda invernale).


Butomus umbellatus.....una delle più belle piante ,secondo il mio parere, della nostra flora
Terofite: Piante erbacee annuali che superano la stagione avversa con seme.
Idrofite: Piante perenni erbacee che superano la stagione avversa portando la gemma sotto la superficie dell’acqua.
Elofite: idrofite che portano i rizomi sott’acqua ma con fusto emergente.
Geofite: piante perenni erbacee che portano le gemme sotto la superficie del suolo (esempio tutti i bulbi come aglio,cipolla ecc).
Emicriptofite: piante erbacee perenni  che portano le gemme a livello della superficie del suolo protette da guaine fogliari, squame o parti morte della pianta.
Camefite: piante erbacee perenni con gemme poste a 20-30 cm dal suolo protette dalle perule (particolari strutture fogliari).
Fanerofite: Piante legnose perenni, con gemme poste al di sopra di 30 cm protette dalle perule
Nel mio sistema di agricoltura naturale lavoro molto utilizzando la competizione tra specie, basandomi altresì sulla forma biologica nonchè sulle proprietà delle piante stesse che intendo utilizzare.

Perché ho voluto parlare di questa classificazione? Ora lo spiego. Nel post precedente ho parlato delle successioni ecologiche. Pensiamo per un attimo al classico metodo di coltivazione che prevede la semina delle specie da coltivare e che oltre all’aratura si interviene con l’utilizzo di diserbanti. Quali sono tra le forme biologiche elencate quelle che troviamo spesso a "dannare l’anima" pur utilizzando il diserbo e quali invece scompaiono lasciando spazio alle altre di colonizzare con facilità il terreno? Be, se leggiamo le forme biologiche, possiamo vedere ed evidenziare che sono proprio le terofite  le specie che spesso si combattono. Perchè? Proprio per la strategia di riproduzione. Superano le stagioni avverse con semi e sono annuali. Mentre le altre forme, una volta che sono state distrutte vengono il più delle volte eliminate fisicamente. Ora noi sappiamo che in natura vige la competizione. Se noi togliamo la possibilità ad alcune piante di insidiarsi, lasceremo sicuramente la possibilità ad altre di farlo. Il successo delle terofite ,si può sicuramente notare, perché ormai, le sponde dei fiumi e i bordi dei campi nonché gli orti e i frutteti sottoposti a stress cronico, sono omaggiati da questa forma biologica. L’esempio pratico e dato dalle graminacee sebbene non tutte siano annuali. Inoltre c’è un altro problema. Molti animali, soprattutto insetti dipendono esclusivamente dalla sopravvivenza di alcune piante, poichè  nel loro stadio di sviluppo presentano diverse forme e quindi diversi modi di alimentarsi.Quindi i metodi di coltivazione o gestione  odierni, non fanno altro che degradare l’ambiente fino al suo stadio iniziale. E cosa comporta questo? Nel tempo porta alla riduzione delle risorse fino a che non si parla di desertificazione, incentivata anche dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento.Le persone che pensano di fare un affare oggi, si troveranno sicuramente a piedi domani. Nessuno purtroppo pensa al domani. Ricordate che l’equilibrio è dato dalla competizione e la competizione è data dalla biodiversità.L'argomento verrà capito ancora meglio quando parlerò delle catene alimentari e dell'importanza di queste catene.Un ambiente sano riduce,come spesso dico, i costi di gestione!

mercoledì 18 aprile 2012

Come si sviluppa un ecosistema


Le comunità vegetali ed animali che si sviluppano in una certa area sono il risultato di un equilibrio che si instaura tra intensità dello stress, intensità del disturbo e intensità della competizione. Stress e disturbo controllano la competizione limitando l’intensità e il vigore delle varie specie(ecco una delle ragioni per cui la biodiversità è importante). Nei tempi brevi questo si esercita direttamente sui singoli organismi presenti; nei tempi lunghi il controllo avviene attraverso modificazioni nella composizione in specie della comunità attraverso selezione, estinzione  e migrazione. Lo sviluppo di un ecosistema è conosciuto come successione ecologica. Essa è il prodotto delle modificazioni sull’ambiente fisico indotte dalla comunità e delle interazioni fra competizione e coesistenza a livello delle popolazioni. Può essere progressiva, se porta alla formazione di una comunità stabile e regressiva nel caso contrario, (per impatto antropico, eventi naturali ecc).Quando i cambiamenti successionali sono determinati soprattutto dalle interazioni interne alla comunità, il processo è definito successione autogena o autogenerata. Quando forze esterne, quali tempeste o incendi influenzano o controllano regolarmente il mutamento, si ha la successione allogena (generata dall’esterno).L’intera sequenza di comunità che si succede in una determinata area è chiamata sere e le comunità che si succedono in una determinata area vengono chiamate stadi serali o di sviluppo. Lo stadio serale iniziale è lo stadio pioniere, ed è caratterizzato da specie pioniere, con elevati tassi di crescita, piccola taglia, vita breve e nel caso di piante un’elevata produzione di semi facilmente disperdibili (per esempio le  terofite). Una più o meno continua sostituzione delle specie nel tempo è caratteristica della maggior parte delle sere successionali. Lo stadio maturo o terminale stabilizzato è il climax, che persiste fino a che non subentrano disturbi gravi (spesso attività umane).La comunità di climax si autoconserva  perché è più o meno in equilibrio con se stessa e con l’habitat fisico. In pratica la successione ecologica è un processo di sviluppo e non semplicemente una successione di specie ciascuna delle quali agisce indipendentemente alle altre.Nel caso della vegetazione si ha uno sviluppo come quello della foto.L'utilizzo di diserbi,i disboscamenti, e i continui disturbi ambientali di vario genere (per esempio le operazioni di manutenzione stradale e non) non fanno altro che portare l'ecosistema al suo stadio primordiale.Ecco perchè nel diserbo ho parlato delle terofite, perchè sono quelle che per prime colonizzano gli stadi primordiali,dopo muschi e licheni.Comunque sia entreremo meglio nell'argomento.Portando gli ecosistemi al loro stadio primordiale,oltre alla perdita di risorse, si aumentano le probabilità che i luoghi soggetti a queste pratiche divengano dei veri e propri deserti.Purtroppo per gli interessi economici e mancanza di amore per la natura stiamo entrando in questa fase.

mercoledì 11 aprile 2012

Difficoltà nelle coltivazioni a causa dell’inquinamento


Le foglie di una pianta, così come i polmoni dell’uomo, funzionano solamente se è possibile lo scambio di gas con l’atmosfera circostante. Di conseguenza, le foglie e i polmoni sono estremamente sensibili all’inquinamento atmosferico.
Esistono diversi tipi di inquinamento atmosferico:
Le piogge acide: Gli ecosistemi terrestri, e ancor di più gli ecosistemi acquatici sono soggetti a diffusi danni ambientali a causa delle piogge acide, che si formano per interazione dell’anidride solforosa e degli ossidi di azoto, derivanti dalla combustione dei combustibili fossili, con l’umidità atmosferica.L'interazione, genera acido solforico e acido nitrico,rendendo le precipitazioni molto acide. L’acido solforico,diviene quindi un componente delle piogge acide. Le regioni soggette a una forte produzione di ossidi solforosi possono essere considerati deserti  allo stato potenziale. Le piogge acide possono avere effetti dannosi sulle piante (per esempio danneggiamento delle foglie, inibiscono la germinazione dei semi), sulla solubità di metalli potenzialmente tossici nell’ambiente nonché nell' alterazione di rocce e minerali, e ovviamente anche sulla salute umana.
ecco cosa diventerà la terra fra circa 50 anni.....
Inquinamento da particelle: alcune sostanze inquinanti sono formate da particelle .Esse possono essere di natura organica, come quelle che si originano dalla combustione di carbon fossile, foglie e rifiuti in genere, oppure di natura inorganica, come quelle prodotte dai cementifici ,dalle fonderie o liberati per effetto della combustione dei carburanti come i composti del piombo. Queste particelle essendo i maggiori costituenti dello smog, riducono la quantità di luce solare che arriva alla terra, con un conseguente danno indiretto alle piante, ma hanno anche un effetto dannoso diretto sulle piante, perché possono ostruire gli stomi (aperture nell'epidermide di foglie e fusti,attraverso i quali avvengono gli scambi gassosi) impedendone il funzionamento.Possono inoltre agire come veleni (specialmente le parti metalliche).Sostanze inquinanti non costituite da particelle, ad esempio i fluoruri, che vengono liberati nell’atmosfera dalle industrie dell’acciaio, dell’alluminio ecc. per le piante sono molto pericolosi poiché una volta entrati nella foglia attraverso gli stomi, ne distruggono i tessuti.
Inquinamento fotochimico: è il risultato dell’azione fotochimica che ha la luce sullo smog prodotto dagli scarichi delle automobili. A causa di questo, molte specie vegetali non riescono più a vivere in zone altamente antropizzate, inoltre lo smog allontanandosi dalla città d’origine, può procurare danni a colture e foreste distanti anche 160 km. Uno dei principali costituenti dello smog è il biossido d’azoto. Questo gas si produce dall’ossidazione dell’azoto atmosferico ed è anche presente negli scarichi delle automobili. A opera della luce forma monossido d’azoto estremamente reattivo. Con l’ossigeno molecolare, O2, forma l’ozono ,O3.Reazioni simili, favorite dai raggi ultravioletti, avvengono negli strati esterni dell’atmosfera e producono lo scudo di ozono. Esso si può produrre altresì mediante scariche elettriche e infatti si forma durante i temporali a opera dei fulmini. L’ozono è altamente tossico. Nelle piante danneggia particolari cellule della foglia.
Le piante tollerano le sostanze inquinanti entro un certo valore soglia, una volta che tale valore sia stato superato si possono avere rapidi cambiamenti in risposta a piccoli incrementi delle specifiche sostanze inquinanti.

giovedì 5 aprile 2012

Il problema del diserbo


Il video spiega ciò che scrivo,in particolare riguardo alla chimica e ai danni che essa crea.Ci sono scene non adatte a tutti,soprattutto a bambini.Quindi è severamente consigliato solo ad un pubblico adulto e non troppo emotivo.

Esistono due forme di diserbo, una chimica e una manuale o in alternativa con attrezzi meccanici. Le affronterò separatamente, spiegando altresì, il perchè molte specie vegetali sono importanti e perché io, sia totalmente contrario al primo caso, e parzialmente contrario al secondo.


NOCIVO
Diserbo chimico: come accennato per i pesticidi, questi prodotti non sono biodegradabili e sono pericolosi per la salute dell’uomo. Restano nel terreno e una volta assorbiti dalle piante entrano nelle catene alimentari (magnificazione biologica), quindi in ciò che noi consumiamo. Inoltre, questo tipo di diserbo seleziona per lo più particolari piante chiamate terofite (linguaggio utilizzato per definire la forma biologica di una pianta), ma tornerò meglio sull’argomento. Essendo veleni pericolosi  (come al solito basta che guardiate sulle confezioni per capire che sto dicendo il vero), uccidono anche gli organismi con cui vengono a contatto, soprattutto insetti. Sono anche pericolosi per le piante stesse tant’è che alcune multinazionali optano per l’introduzione nel mercato degli OGM con lo scopo di avere piante resistenti a questi prodotti. Personalmente io sono contrario agli OGM per diverse ragioni etiche e biologiche.
Diserbo manuale: sebbene possa sembrare strano, anche il diserbo manuale o meccanizzato seleziona le specie ed anche in questo caso sono prevalentemente le terofite. Ovviamente non ha un impatto ambientale chimico, ma biologico e ora ne spiego i motivi. Molti insetti, e non solo quelli che attaccano le piante da orto o i frutteti vivono a spese delle specie vegetali selvatiche. Il netto e palese decremento delle popolazioni di insetti oltre che per l’utilizzo dei composti chimici è dovuto all’eccessivo diserbo manuale o meccanico che non solo utilizzano i privati, ma anche le istituzioni pubbliche nella manutenzione di strade e aree di loro competenza. Nella cultura popolare le erbe selvatiche sono viste come nemiche dell’uomo. Molti difatti, pensano che esse non permettano di coltivare ciò che si è piantato, che tolgano nutrimento alle piante, che attirino solo topi o serpenti. Questo concetto è totalmente sbagliato! Importante invece è cercare di convivere o selezionare alcune specie, piuttosto che altre, per lo più, laddove queste, siano importanti per tutti gli organismi che dipendono da esse. Scoprirete in questo modo, che la biodiversità si mantiene sulla base di questi concetti e che nessuna specie esistente in natura è fuori luogo. Inoltre molti non sanno che alcune specie selvatiche piantate sotto alberi da frutto o tra piante da orto ne migliorano la resistenza alle malattie e ne intensificano il sapore.
Veniamo ai costi:
Costi di manutenzione comunale e non, costi dei prodotti chimici, costi aumentati nella vendita dei prodotti per aumento dei costi nelle produzioni ,costi relativi alle attrezzature e ai combustibili utilizzati, costi per cure mediche a causa del deterioramento fisico che creano gli stessi (aumento di tumori), costi per il risanamento nonché protezione dell’ambiente per l’eccessivo inquinamento (per esempio la depurazione dell’acqua, la protezione di aree naturali e preservazione della biodiversità, bonifiche varie ,ecc) e mal gestione ( per chi non lo sapesse ,la distruzione della biodiversità porta inevitabilmente ad un aumento dei costi).
Per quanto riguarda la salute:
Aumento del cancro e malformazioni del feto; invasione di specie vegetali alloctone che creano allergie per mancanza di competizione con le specie native; ma gli effetti collaterali sono anche altri, spesso non ancora conosciuti. Molte cure nella medicina moderna derivano da studi del mondo animale e vegetale, quindi una perdita sotto il profilo del patrimonio culturale e scientifico. Non scordiamo che anche noi veniamo e dipendiamo da questi mondi!Questo vale anche per i pesticidi e i prodotti chimici in genere, ovviamente!